Sinner campione e il tennis: ecco quello che insegnano

Sinner a Wimbledon campione! Un grande successo per lui e per tutti ma pure una preziosa occasione per riflettere non sulle doti sportive di questo atleta, anche perché non sono un esperto, quanto su ciò che può insegnare il tennis e un giovane di 23 anni. Non ci deve sfuggire che Sinner vince nel tempio mondiale del tennis dove, da sempre, si premiano i «Gentlemen», cioè l’eleganza e la correttezza del comportamento con le migliori prestazioni.
Lì ci sono ancora antiche e rigide regole, che in un’epoca di veloce fluidità e dominata da barbarie morale, sregolatezza e mala educazione, sottolineano come il tennis rappresenti lo sport in cui i migliori devono saper coniugare la prestazione alla signorilità. Che fossimo, con Sinner, di fronte a un grande atleta lo avevamo capito da tempo, ma che la sua bravura fosse accompagnata da gentilezza e eleganza, dall’educazione al rispetto soprattutto dell’avversario, ce ne siamo resi conto un po’ alla volta.
Qualcuno, a proposito del suo comportamento mai scomposto tanto meno violento, ha definito semplicisticamente freddezza emotiva quando invece è autocontrollo, gestione delle proprie emozioni e governo dei sentimenti a cui Jannik Sinner si è preparato con rigore, sotto la guida di esperti. Allenare la mente per gestire stati d’animo e reazioni impulsive è fondamentale nello sport agonistico e non, ma pure necessario per crescere. Per diventare campioni servono talenti ma non bastano. Neanche forse sono sufficienti rigorosi allenamenti e preparazione tecnica, ma serve un intreccio di elementi psicofisici.
Gli stessi necessari per diventare uomini e donne, ovvero adulti, grazie a un’intera Comunità educante realmente attiva, che sappia accompagnare lo sviluppo. Educare alle relazioni, all’ascolto di sé e degli altri e alla gestione di ciò che si prova, è fondamentale per diventare adulti quanto per risultare campioni capaci di gestire al meglio un mondo concentrato sull’apparire e sul vincere ad ogni costo, sull’indifferenza e sull’arroganza e ora governato da rumorosi social media che hanno sostituito l’autorevolezza degli adulti, oggi ridotta all’osso.
Non sono mai stato uno sportivo e ancor meno un tifoso rapito dalla passione per una qualche squadra o per un idolo, ma il tennis e ora Jannik Sinner mi hanno fatto pensare più volte che un continuo dialogo interno serve a un atleta per concentrarsi e stare nel «qui e ora». Ma va insegnato!
Gli esperti dicono che il tennis è lo sport mentale per eccellenza in cui l’ascolto della «voce interna» aiuta a riflettere su quello che accade e permette di trovare le strategie utili nel match come per cambiare gioco e capire gli errori. I risultati di questa preparazione all’ascolto e all’autocontrollo sono connessi alla flessibilità mentale che consente il cambiamento, irrinunciabile per un tennista. Poi più di tutto da educare e allenare, prima del diventar campioni, c’è quella forza da far uscire già nei bambini e negli adolescenti sportivi o meno, che Confucio in una splendida sintesi suggerisce: «La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta».
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