Cultura

Tagli ai contributi per i teatri, botta e risposta tra Loggia e Regione

Il sindaco Del Bono: «Non ci aspettavamo questa doccia fredda». La replica di Galli: «Mi assumo le responsabilità, ma le difficoltà ci sono»
DEL BONO: "TAGLI IMMOTIVATI"
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«Non ci aspettavamo questa doccia fredda. Ci saremmo attesi più sensibilità. Avremmo voluto aumentare l'offerta culturale e non impoverirla». Lo hanno detto il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e la vice sindaca Laura Casteletti, commentando i tagli da oltre 120mila euro voluti da Regione Lombardia per i teatri bresciani a partecipazione regionale.

«Avevamo firmato un protocollo con anche Regione Lombardia per sostenere l'appuntamento del 2023 quando Brescia e Bergamo saranno capitale della Cultura, ma la Regione si è tirata indietro» hanno spiegato il sindaco di Brescia e la sua vice. «Fontana - ha aggiunto Del Bono - aveva parlato di uno stanziamento di 500mila per Brescia che non abbiamo ancora visto. I tagli sono immotivati. Speriamo che ci siano ripensamenti».

Non si è fatta attendere la replica di Regione Lombardia: «Qualcuno è già in campagna elettorale non solo in previsione delle regionali del 2023, ma anche delle amministrative. Non mi aggrappo agli slogan, inutili nella loro ovvia banalità, come la coperta è corta. In qualità di assessore regionale alla cultura, mi assumo tutte le responsabilità», ha commentato l'assessore alla cultura Stefano Bruno Galli.

«Sono note a tutti le difficoltà economiche in cui versano le istituzioni. Non mi rifugio neppure dietro a legittime - ancorché sofferte - scelte, come ha sostenuto il sindaco di Milano: disabili e asili o cultura? La pandemia ha dimostrato che la cultura - latu sensu - non sta in piedi senza l'intervento pubblico. E tuttavia, il settore pubblico deve adottare dei criteri rigorosi nell'erogazione dei finanziamenti, proprio per via delle difficoltà», ha spiegato Galli che ha aggiunto: «C'è un'ampia letteratura scientifica relativa all'analisi della gestione economica dei teatri. Non mi pare che quelli bresciani, come per altro quelli milanesi e lombardi, si siano nutriti di questa letteratura, spendendo riflessioni e animando dibattiti»

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