Croce Bianca: «La nostra strategia è fare star bene i volontari»

Restano poco, a volte tornano, ma i giovani che ci sono fanno la differenza. Alla Croce Bianca di Brescia, il volontariato si regge su un equilibrio fragile: formare, trasmettere competenze, sperare che chi ha iniziato resti abbastanza a lungo da poterlo fare a sua volta con qualcun altro.
«Il ricambio generazionale è un tema reale – spiega la presidente Umberta Salvadego –. I ragazzi arrivano con entusiasmo, ma poi partono per l’università, per l’Erasmus o trovano lavoro lontano. E la formazione richiede tempo: servono almeno due anni perché diventino autonomi. Quando se ne vanno, è una perdita che pesa».
«Volontariato impegnativo»
Alla Croce Bianca si alternano 988 volontari (età media 48,5 anni), impegnati nel soccorso sanitario, nel trasporto di sangue e farmaci, nel telesoccorso, nell’assistenza e in tante altre attività di supporto alla comunità. «Il nostro è un volontariato impegnativo – continua Salvadego –. Servono preparazione, equilibrio e responsabilità. Ma chi resta diventa una risorsa preziosa».
C’è chi torna: «Una giovane che era andata via per lavoro è rientrata da poco. È la conferma che se qui si sta bene, prima o poi si ritorna. L’unica strategia vera è questa: farli stare bene». Poi, c’è il legame familiare: «Numerosi volontari arrivano da una tradizione di generazioni. Il volontariato, quando si respira in casa, diventa parte del modo di vivere». as
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