Treni a idrogeno, da Legambiente altolà al progetto. E scatta l’esposto

Gli ambientalisti scrivono all’Autorità anticorruzione: «Aprire immediatamente un dibattito pubblico»
Treni a idrogeno, esposto di Legambiente
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Legambiente si mette di traverso sui binari del treno a idrogeno. Lo fa per mezzo del circolo del Basso Sebino, che proprio ieri ha presentato un esposto all’Autorità nazionale anticorruzione contro il progetto H2iseO per la linea Brescia-Iseo-Edolo: la richiesta è che vengano sospesi i lavori per consentire l’apertura d’urgenza del dibattito pubblico. In più l’associazione ambientalistica segnala «tutta una serie di violazioni», come riferisce il presidente Dario Balotta, secondo il quale l’intero progetto suscita perplessità ambientali («l’idrogeno prodotto non è green») e trasportistiche («la linea non è idonea ai pesanti e lunghi treni a idrogeno»).

L’opera

H2iseO, viene ricordato nelle prime righe del documento inviato all’Anac, «prevede un investimento complessivo di 362,4 milioni di euro (177,6 per gli impianti e 184,8 per i treni), di cui 248,1 finanziati dal Pirellone (80,1 milioni), dal Pnrr (97,2) milioni) e da Fnm (70,8 milioni). I rimanenti 114,3 milioni riguardano il secondo lotto di treni che Fnm finanzierà in caso non fossero reperibili altre forme di finanziamento».

Critiche

Ora, secondo Legambiente, l’ente attuatore, ossia Fnm, ha in primis «omesso lo svolgimento del dibattito pubblico obbligatorio previsto per le opere che vengono finanziate o co-finanziate con risorse del Pnrr, come previsto dal nuovo Codice degli appalti». In secondo luogo «le modalità di produzione dell’idrogeno, previste nei tre impianti di Brescia, Iseo ed Edolo, arrecano danno ambientale per l’uso di metano o biometano, con la produzione di CO2, anche se essa dovesse essere catturata e stoccata con enormi costi». Per terzo, «la conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie non elettrificate è prevista in regioni caratterizzate da elevato traffico in termini di passeggeri con un forte utilizzo di treni diesel», ma questo non sarebbe il caso della Brescia-Iseo-Edolo, che «è la meno trafficata della regione con una media di 5mila passeggeri al giorno sui 103 chilometri di linea». C’è poi il tema della sicurezza: bisogna per esempio considerare «la pericolosità dei convogli che viaggerebbero su una linea in cui si sono verificati molti incidenti per la vetustà e le caratteristiche delle gallerie obsolete, delle opere di sostegno (caduta massi), per l’instabilità dei versanti e per l’alto numero di passaggi a livello».

Costi d’esercizio

Ultimo, ma non per importanza, l’aspetto economico-finanziario, che «risulta essere anch’esso negativo, visto che i costi di esercizio aumenteranno, passando da 19,5 a 25 euro a chilometro. Secondo quanto previsto dalla stessa Regione i costi di esercizio annuali della linea aumenterebbero di 24,5 milioni di euro, da 17, 5 milioni l’anno a 42 milioni l’anno, avendo espressamente indicata come costante l’offerta di trasporto e quindi senza alcun obiettivo di trasferimento modale della mobilità dall’auto al treno».

Per tutte queste ragioni Legambiente, coadiuvata dall’avvocato Massimo Giordano del foro di Roma, chiede l’intervento dell’Anac: l’obiettivo, sintetizza Balotta, è che «il progetto non parta né a fino anno né mai».

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