Il futuro a idrogeno di via Milano: «Impianto per i treni a metà 2026»

Sopralluogo di Fnm nell’area ex Ideal standard: «Nessun problema relativo alla sicurezza»
  • Il sopralluogo all'ex Ideal Standard
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Non appena si varca il cancello appare un panorama composto da montagne di detriti, buche e qualche edificio ancora da demolire. Con il passare dei giorni e delle settimane quest’area assomiglierà sempre di più a una grande spianata. Ed è proprio qui, in un paesaggio un po’ lunare anche se a pochi passi dal centro, che passa un treno da non perdere per il gruppo Fnm. Perché proprio qui l’azienda controllata da Regione Lombardia vuole realizzare l’impianto per alimentare la prima linea a idrogeno d’Italia, la Brescia-Iseo-Edolo.

La fascia di terreno prescelta si trova a scavalco tra l’ex Ideal standard e l’ex Ideal Clima: lunga circa 300 metri, è chiusa a sud dai binari ed è «alla distanza prevista dalla normativa, ossia a sessanta metri, dagli edifici pubblici destinati alla collettività, la stazione di Borgo San Giovanni e la nuova biblioteca». Lo assicura l’ingegnere Stefano Erba, il responsabile dei progetti idrogeno di Fnm che nelle scorse ore ha effettuato un sopralluogo: «Qua lo spazio non manca e problemi di sicurezza non ce ne sono», sintetizza per rispondere a perplessità e critiche sollevate da più parti.

«Siamo a due chilometri dalla stazione centrale di Brescia, dove il treno a idrogeno farà capolinea – spiega Erba –. Ovviamente là non c’era posto per costruire l’impianto. Questa invece è l’area che abbiamo identificato come idonea: era dismessa, senza un altro utilizzo. Il progetto ha anche il vantaggio di riqualificarla e di dotarla di tecnologia all’avanguardia. Siamo sufficientemente lontani dagli edifici: oltre alla stazione alla biblioteca ci sono alcune case, ma dall’altro lato della ferrovia. Abbiamo già discusso il progetto in modo informale con i vigili del fuoco e siamo tranquilli che possa andare in conferenza dei servizi e ottenere tutte le autorizzazioni che servono». Le «conferenze» a cui si riferisce sono due: «Quella per l’impianto in senso stretto, in Regione, e quella per la parte ambientale, al ministero». L’area si trova infatti all’interno del Sin, il sito di interesse nazionale Caffaro.

I tempi

Se non ci saranno intoppi, secondo Erba l’impianto sarà pronto entro la metà del 2026, «in tempo per non perdere il finanziamento del Pnrr». Questo però non significa che i treni a idrogeno non possano circolare anche prima: il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini aveva auspicato che si potesse partire già nel 2024. «Per un primo treno basterà il piccolo impianto di rifornimento a Rovato, che sarà inaugurato a breve. Prima di Brescia, e prima anche di Edolo, sarà pronto l’impianto di Iseo, già a metà del 2025. Basterà per mettere in esercizio sei convogli. Ma stiamo lavorando intensamente per essere pronti quando arriveranno gli ulteriori otto».

Come sarà l’impianto

Ma come sarà l’impianto di Brescia? «L’idrogeno – illustra l’ingegnere – sarà prodotto con un elettrolizzatore grande come un container, quindi sarà stoccato in bomboloni. Gli erogatori verranno installati lungo due binari dedicati, dove i treni potranno sostare per il tempo necessario. Ci saranno alcune opere collaterali, per esempio i compressori, gli impianti antincendio con la vasca di contenimento delle acque, gli impianti elettrici di alimentazione per l’elettrolizzatore, una palazzina per uffici, magazzino e deposito dei pezzi di ricambio».

Cosa resta da fare

Il sopralluogo di Fnm è avvenuto sulla porzione di area dell’ex Ideal standard: «Per quanto ci riguarda abbiamo già demolito tutto e i lavori dovrebbero concludersi in un paio di mesi – riferisce la proprietà per bocca di Gianni Giordo –. Restano in piedi soltanto alcuni edifici di Ideal Clima. Il grande piazzale che nascerà, oltre all’impianto a idrogeno, dovrebbe ospitare un parco fotovoltaico di circa 30mila metri quadri. Mentre altri 12mila metri quadri serviranno per il magazzino del nascente teatro Borsoni e per altri teatri. Insomma: è una vasta area che si rigenera». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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