CronacaBassa

Trasporto scolastico: Ghedi crocevia tra coincidenze e ritardi cronici

Gianantonio Frosio
Il sindaco Casali e il dirigente del Capirola Martelloni: «Siamo in costante contatto con i vertici del Tpl»
Studenti salgono su un autobus - © www.giornaledibrescia.it
Studenti salgono su un autobus - © www.giornaledibrescia.it
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Pare che Ghedi sia un crocevia di studenti pendolari: un viavai. Chi va, prende la strada del Capirola di Leno, del Don Milani di Montichiari, del Pascal di Manerbio e del Bonsignori di Remedello; qualcuno va in città. Chi viene, invece, approda al Capirola. In tutte le scuole, per i trasporti la ripresa delle lezioni è sempre da brivido. Col passare delle settimane la situazione migliora, ma a settembre... La specifica di Ghedi, che ha molti pendolari, si innesta su un contesto cronico, contribuendo ad aggravarlo.

Ritardi cronici

«Conosciamo il problema – dice il sindaco Federico Casali –, ma, non essendo di nostra competenza, ci limitiamo a sollecitare soluzioni». Anche Gianmarco Martelloni, dirigente del Capirola, ha questo grattacapo: infatti, passati i primi giorni di scuola, tutti gli anni coinvolge le famiglie per una dettagliata rilevazione dei problemi, che poi gira a Tpl (Trasporto pubblico locale): «Compatibilmente con le risorse disponibili – assicura –, Tpl cerca una soluzione. Rimane una complicazione oramai cronica: l’autobus che, con un cambio a Leno, va e viene da Manerbio, è spesso in ritardo. La Bassa è così: un’area molto vasta dove le corse radiali, da e per la città, sono adeguate; quelle trasversali invece...».

Richieste e sollecitazioni

Martelloni fa quello che può con impegno e volontà, ma non sempre basta. Il puzzle dei trasporti è difficile da comporre e lui, esattamente come i suoi colleghi alle prese con gli stessi problemi, non ha margini di azione: deve limitarsi a chiedere e sollecitare, chiedere e sollecitare. «Per buona parte dell’anno – riferisce un docente del Capirola – abbiamo studenti in ritardo (anche di un quarto d’ora) perché non riescono a prendere il pullman. Pare dipenda anche dal fatto che la frequenza delle corse è stabilita in base al numero degli abbonati: scelta logica, però soggetta a varianti che sballano i calcoli».

Gli esempi

Un esempio: «Molti studenti arrivano a scuola accompagnati dai genitori che, nell’andare al lavoro, danno uno strappo ai figli e agli amici dei figli. Spesso, però, al ritorno questi studenti prendono l’autobus perché i genitori non tornano a casa per il pranzo. Siccome chi sfrutta il trasporto pubblico una volta al giorno non fa l’abbonamento, quindi non contribuisce a determinare il numero delle corse, i conti non tornano».

Vale anche al contrario: a scuola col pullman, a casa con l’auto di papà. Il risultato di questo e di altri fattori imprevedibili è lì da vedere: numeri reali più alti rispetto a quelli teorici e corse sottodimensionate. Se l’autobus è già pieno quando arriva alla fermata, l’autista tira dritto, lasciando i malcapitati sulla strada e il professore in classe ad aspettare. Capita anche che rimanga a piedi chi ha l’abbonamento. Oltre al danno, la beffa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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