Lo psicologo della Poliambulanza: «Adolescenti fragili che non accettano i no»

L’abuso della tecnologia ha reso i nostri giovani «dipendenti, disabituati al confronto diretto e maldisposti ad accettare la noia». Ovviamente non è tutta colpa del Covid e degli anni in cui questa stessa tecnologia «li ha aiutati a sviluppare e mantenere le relazioni sociali: la pandemia ci ha aperto gli occhi su un disagio evolutivo legato alla difficoltà di crescere che c’è sempre stato e che, di generazione in generazione, si manifesta con modalità diverse». A riferirlo è Marco Freddi, psicologo e psicoterapeuta della Fondazione Poliambulanza.
Il disagio adolescenziale che in questi anni il dottor Freddi e i suoi colleghi vedono nei consultori e in ospedale «denota fragilità e si palesa sotto forma di disregolazione emotiva (difficoltà nel gestire e controllare le emozioni). Tra i ragazzi che seguiamo è comune il desiderio di volere tutto e subito: la loro scuola per diventare adulti perfetti, ossia ricchi e popolari, sono i tutorial e i percorsi rapidi che non implicano sacrifici. Non tollerano gli imprevisti e le frustrazioni come la ragazza che si nega o il brutto voto a scuola. Non sanno darsi degli obiettivi permanenti nei quali investire le loro energie. Dipendono dal pensiero comune. E si rifiutano di affrontare i problemi».
Molte volte questi giovani bisognosi d’aiuto vengono intercettati attraverso altre vie (come l’accesso al pronto soccorso) e poi presi in carico. Ammettere il problema e chiedere aiuto non è infatti per nulla facile né per loro, né per i loro genitori. Che, a loro volta, «in molti casi faticano a trovare un modo per dialogare con i figli. Il nostro consiglio - suggerisce il dottor Freddi - è sempre quello di ascoltarli, osservarli, coinvolgerli, strutturare una relazione con loro: per essere una guida, un modello, dobbiamo conoscere i nostri ragazzi, le loro passioni e le loro difficoltà. Quanto, poi, all’uso della tecnologia è importante provare a capire se corrisponde a un disagio o a una necessità positiva». Gli adulti hanno bisogno di «una formazione che non li colpevolizzi. Con i giovani serve un approccio sicuro e maturo del sistema, che comprende famiglia, scuola, tutto».
Ansia e insicurezza
Come ci spiegano il direttore sociosanitario della Poliambulanza Elia Croce e la dottoressa Angela Ferrandi, referente del Servizio di Psicologia di Fondazione Poliambulanza, «nel 2024 delle 3.600 persone che si sono rivolte ai nostri consultori di Brescia (Flaminia) e Travagliato il 22% (quasi 800) è rappresentato da adolescenti con età compresa tra gli 11 i 18 anni.
I bisogni maggiormente espressi durante il primo colloquio sono stati relativi alla gestione dell’ansia (23%), all’insicurezza e all’autostima (18%), alla gestione delle emozioni associata a impulsività e rabbia (18%) e ai problemi famigliari (12%). Fra i restanti si annoverano problemi relazionali, di bullismo, disturbi del comportamento alimentare, ritiro scolastico ed elaborazione del lutto. Da gennaio a giugno 2025 gli accessi sono stati 1.849: nel 12% dei casi si è trattato di adolescenti». «Il nostro compito - spiega il dottor Freddi - è contestualizzare il problema nelle relazioni e ricostruire la rete individuale, familiare e sociale».
I problemi di natura psicologica e psichiatrica si sono palesati tante volte anche alla porta dell’ospedale: «Pur non avendo un reparto di Psichiatria - spiega il dottor Croce - nel 2024 abbiamo registrato 75 ricoveri di questo tipo e quest’anno, in soli 7 mesi, siamo già a 74. Non hanno riguardato solo adolescenti, ma persone di tutte età che abbiamo gestito prevalentemente in Medicina e Ostetricia-Ginecologia in sinergia massima con gli Spedali Civili che dispongono di Unità operative specializzate».
Il dottor Croce aggiunge che dalla pandemia in poi «si è assistito a un notevole aumento delle psicopatologie tra gli under 18, con un abbassamento dell’età di esordio e un aumento delle richieste in emergenza. Tra le manifestazioni del disagio ci sono anche gli attacchi al proprio corpo (gesti autolesionistici, disturbi della condotta alimentare e ritiro sociale). È evidente la necessità di un intervento precoce per prevenire l’evolvere del disagio in condizioni psicopatologiche che passa necessariamente da una presa in carico globale che non coinvolge solo i sanitari, ma anche famiglie, scuole, istituzioni e terzo settore».
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