Poliambulanza, investiti 31 milioni: «Pronti a rispondere alle sfide in rete»

Nel 2026 altri progetti in sede e a Rivoltella. Il contesto preoccupa: contratti e tariffe fermi
Privato non profit: il presidente Taccolini all’incontro di fine anno -  © www.giornaledibrescia.it
Privato non profit: il presidente Taccolini all’incontro di fine anno - © www.giornaledibrescia.it
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Non solo numeri da capogiro, ma anche un riconoscimento che certifica la qualità del lavoro svolto: nel 2025 Poliambulanza ha investito oltre 31 milioni di euro, ha registrato più di 87mila accessi al pronto soccorso, 30.800 ricoveri, 20mila interventi chirurgici e 520mila prestazioni ambulatoriali. Eppure, più dei dati, a parlare è l’inserimento tra i 15 migliori ospedali d’Italia secondo Agenas.

Un risultato che, come osserva il presidente Mario Taccolini, «nasce dalla consapevolezza, dalla capacità critica e da uno spirito collaborativo che ci permette di cogliere le priorità emergenti e offrire risposte concrete», in un contesto tutt’altro che semplice: «La carenza di personale infermieristico, la rinuncia alle cure, l’aumento della domanda di salute e il blocco delle tariffe della componente di diritto privato del Ssn al 2012 - ha detto il professore - ci impongono delle riflessioni con uno sguardo proiettato al futuro».

Riflessioni

L’occasione per parlarne si è presentata ieri durante il tradizionale incontro di fine anno. In una sala gremita di figure istituzionali e della Sanità, sono intervenuti il vescovo mons. Pierantonio Tremolada e madre Maria Oliva Bufano, superiora generale delle Ancelle della Carità: entrambi hanno evidenziato il ruolo «prezioso e insostituibile» del personale (in Poliambulanza lavorano 2.200 persone, il 94% assunte a tempo indeterminato). Il rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli ha messo in luce le sinergie (operative e valoriali) che esistono tra le due realtà: «La qualità nasce da quattro fari: persona, cura, dedizione e solidarietà».

Al direttore Marcellino Valerio il compito di estendere lo sguardo per focalizzarsi su luci e ombre di questo particolare momento storico: «L’Italia - ha detto - è il Paese europeo con la più alta aspettativa di vita (84,1 anni) e tra i migliori in quanto a mortalità evitabile. Brescia fa ancora meglio: è quinta nel Paese per aspettativa di vita (84,5 anni). Nel suo piccolo, complice un lavoro di rete, anche Poliambulanza contribuisce a questo risultato: per Agenas siamo tra i 15 ospedali migliori d’Italia, abbiamo ottenuto anche per il 2026 la certificazione Joint Commission International e puntiamo al riconoscimento Irccs. Il punto non è se, ma fino a quando con l’attuale sistema di regole e tariffe Poliambulanza potrà continuare a garantire questi livelli di qualità».

Il riferimento è «al mancato rinnovo dei contratti nazionali, alla carenza di infermieri, all’inflazione, ai costi delle nuove metodiche mininvasive, ai fondi Pnrr alle sole strutture pubbliche e alle tariffe ferme al 2012». Le difficoltà ci sono, ma «non vogliamo tirarci indietro: continueremo a buttare il cuore oltre l’ostacolo nel rispetto dei principi di madre Menni e a lavorare in rete, nel sistema Brescia». Questo cosa significa?

«Nel 2025 abbiamo erogato prestazioni per un valore di 6 milioni oltre il budget assegnato: 5 milioni per attività ambulatoriali convenzionate con il Ssr non finanziate e un milione relativo a ricoveri Ssn». Gli investimenti hanno riguardato il rinnovo delle apparecchiature, come la Pet della Medicina nucleare acquistata grazie alla Fondazione Alessandra Bono). Nel 2026 sono programmati importanti investimenti in Radioterapia, con la sostituzione di due acceleratori lineari, e in Radiologia Interventistica, dove è prevista la sostituzione di apparecchiature fondamentali quali l’angiografo monoplano e biplano. Dovrebbero concludersi i lavori del nuovo edificio. E a Rivoltella (presso Fondazione Laudato Si’) partirà il progetto di un poliambulatorio con sale operatorie per la bassa complessità e di un centro di Radiologia. A proposito di rete, all’incontro era presente anche Claudio Cracco, ad dell’Irccs Sacro Cuore di Negrar: ha ricordato che «abbiamo una responsabilità verso gli Istituti cattolici in crisi».

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