Ferma la legge che cancella i paesi montani, incognita per le Valli

Quasi un terremoto, almeno in Valle Sabbia, l’idea che ben otto Comuni ora appartenenti alla Comunità Montana possano essere trasformati da «montani» - appunto - in normali Comuni di pianura. Questo almeno secondo una prima stesura della nuova legge sulla montagna proposta dal ministro Calderoli.
Va detto che dopo la sollevazione degli scudi da parte di molti, in occasione della Conferenza Stato-Regioni che nelle scorse ore avrebbe dovuto adottare il provvedimento, lo stesso è stato al momento «sospeso», col ministro che si è detto «disponibile a valutare delle modifiche».
In sospeso
Il clima è quindi quello dell’attesa di ulteriori decisioni in merito, con la politica che però si sta muovendo ad ogni livello per dare indicazioni e paventare rischi. Se è vero infatti che certi Comuni come Roma o Bologna poco abbiano da spartire con le realtà montane (in realtà di finanziamenti come Comuni montani non ne avrebbero comunque ricevuti), la cosa può valere anche per Barghe, Preseglie o Cividate Camuno? Tanto per elencarne alcuni.
Ma soprattutto: cosa capiterà alle Comunità Montane? Questi Comuni non più montani, potranno ancora farne parte? Per la Valle Sabbia più che per le altre realtà bresciane sarebbe un dramma. Resterebbero: Paitone e Serle ben isolati, risalendo la valle sparirebbero Gavardo, poi Villanuova sul Clisi e Roè Volciano; rimarrebbe Vobarno; poi un altro «buco» con la sparizione di Sabbio Chiese, Barghe e Vestone, insieme a quella di mezza Conca d’Oro con Odolo e Preseglie. Un incubo, per una valle che da più di mezzo secolo sta lavorando tutta insieme per fornire ovunque gli stessi servizi e le medesime opportunità.
Le reazioni
Getta acqua sul fuoco il presidente comunitario Giovanmaria Flocchini: «Non confondiamo le cose: un conto è essere classificati Comune non montano, un altro è far parte di una Comunità Montana – ci dice -. Per i primi interviene una legge di Stato, mentre le Comunità Montane sono regolate da una legge regionale. E non credo proprio che Regione Lombardia si metterà a cambiare le cose per come sono adesso, quindi non perderemo alcun Comune».
«Certo, è difficile come si possa essere considerati montani oppure no utilizzando solo i parametri altimetria e pendenza – aggiunge Flocchini -. Bisognerà trovare una formula diversa, che tenga conto anche di fattori ambientali ed economici oltre che di effettivi disagi. La discussione è in corso e non riguarda solo noi, già ho espresso le mie perplessità a voce e per lettera, stiamo a vedere». Non è così ottimista Massimo Ottelli, nel duplice ruolo di vicepresidente Uncem e presidente della Comunità Montana di Valle Trompia: «Se cambia la legge nazionale bisognerà tornare in Regione per adottarne una nuova anche lì ed è tutto da vedere cosa si potrà fare – afferma -. Come Uncem ci siamo mossi da tempo segnalando tutte le nostre perplessità, ma il ministro, almeno fino ad oggi, ha tirato dritto senza ascoltarci. Vedremo in questi giorni quali modifiche riterrà siano possibili, poi valuteremo il da farsi».
Il problema del Comune, montano oppure no, è anche e soprattutto identitario: «In Valle Sabbia numerosi servizi sono stati garantiti proprio grazie alla presenza di quei Comuni che ora si vorrebbero riclassificare, secondo un principio di sussidiarietà che spesso li ha penalizzati, con la scelta di venirne fuori tutti insieme, come valsabbini e anche come montanari – afferma il deputato valsabbino Gianantonio Girelli -. Facciamo un esempio? La raccolta differenziata che oggi viene gestita a livello comunitario. Chi impedirebbe un domani, venendo meno questo legame identitario, a dei Comuni come Gavardo, Villanuova e Roè, di decidere di gestirla in proprio, con indubbi vantaggi, lasciando che i Comuni “veramente montani” se la facciano da soli? E gli esempi potrebbero essere molti altri. Dove sarebbero, dunque, quei vantaggi per la gente di montagna cui fa riferimento il ministro Calderoli?».
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