Mille Miglia, il Museo toglie il logo e la Fondazione rilancia il dialogo
Il nome «Mille Miglia» e l’omonimo marchio che per anni hanno campeggiato all’entrata del museo di viale della Bornata sono scomparsi. L’associazione che fa capo alla struttura cittadina ha seguito alla lettera un’ordinanza del Tribunale di Brescia dello scorso giugno: l’uso di quella «denominazione» e di quel «segno distintivo» le erano consentiti fino al 31 dicembre di quest’anno.
Un limite imposto dopo lo scontro avuto nel dicembre 2024 con l’Automobile Club di Brescia, proprietaria del nome e marchio «Mille Miglia», che formalmente rappresentano anche l’oggetto della disputa tra le due parti, nonostante entrambe invochino pubblicamente la ripresa di un «confronto costruttivo».
Nella contesa vi è poi entrato un terzo soggetto costituito dall’Aci di Brescia: è la Fondazione 1000 Miglia, che attualmente «custodisce» gli ambìti nome e marchio e che nei giorni scorsi ha annunciato il prossimo ingresso nella compagine sociale di Comune, Provincia e Camera di Commercio di Brescia. «L’auspicio è che nel momento in cui i tre enti pubblici entreranno nella nostra Fondazione ci si possa sedere di nuovo a un tavolo insieme ai rappresentanti dell’Associazione - ha ribadito ieri il presidente Enrico Zampedri - per proseguire in questo modo lo sviluppo del progetto Mille Miglia».
Il punto
Va però rilevato che prima di procedere alla «rimozione» di nome e logo all’entrata del museo cittadino, il 27 novembre scorso la stessa associazione ha inviato una lettera a firma del presidente Davide Peli (per conto del Consiglio direttivo) all’Aci Nazionale e per conoscenza alla sindaca del Comune di Brescia e ai presidenti di Regione Lombardia e Provincia di Brescia. In fondo a quella lunga missiva, in cui si ricostruisce la complessa vicenda mettendo in evidenza gli aspetti più critici dal punto di vista dell’associazione («Una fondazione di diritto pubblico esclude a priori una realtà privata come la nostra») , si chiede «un intervento dell’Automobile Club nazionale e/o di tutti gli enti territoriali competenti, finalizzato a consentire alla medesima, anche dopo il 1 gennaio 2026 ... » di continuare a utilizzare l’espressione «Mille Miglia» nella denominazione associativa, a proseguire nell’utilizzo di qualunque segno distintivi, a regolamentare la commercializzazione di gadget e altri oggetti di merchandising e conservare ogni materiale promozionale.
Dall’associazione di viale della Bornata lamentano di non aver ancora ricevuto risposta. Per contro, già prima dell’estate la Fondazione 1000 Miglia, d’intesa con il Comune di Brescia, ha lanciato al sodalizio che fa capo al museo segni di apertura al dialogo «purtroppo senza trovare riscontro da parte loro», è la pronta replica.
Botta e risposta
Da un anno a questa parte, insomma, si assiste a un continuo botta e risposta tra le parti in causa, senza raggiungere una mediazione.
Il primo fatale strappo tra Aci Brescia e l’associazione Museo Mille Miglia risale a fine 2024, quando quest’ultima ha optato di non aderire al protocollo d’intesa per la nascita di una fondazione siglato anche dal Comune di Brescia. Quel protocollo apriva la strada all’ingresso degli enti pubblici nella nuova «Fondazione 1000 Miglia» di diritto pubblico, nata su iniziativa dell’Aci con l’obiettivo dichiarato di «ancorare definitivamente la corsa a Brescia» e di consolidare la gestione dei marchi e delle attività legate alla Freccia rossa.
Un obiettivo che, nella visione dell’Aci, richiede un soggetto forte e condiviso, in grado di proteggere il patrimonio storico della gara anche da possibili accorpamenti regionali nell’ambito dell’Automobile Club Italia. L’ha ripetuto anche ieri Aldo Bonomi: «Io, nella veste di presidente dell’Aci di Brescia devo fare gli interessi di Brescia e mettere in salvo il nome e il marchio Mille Miglia». L’omonima associazione, però, che vanta un oneroso impegno (oltre 10 milioni di euro di investimenti) profuso dai suoi soci per ristrutturare il Monastero Benedettino di viale della Bornata e per recuperare l’archivio storico della gara automobilistica disputata tra il 1927 e il 1957, alla fine dello scorso anno si dice «non disposta a vendere la propria autonomia per qualche posto nel Consiglio della Fondazione 1000 Miglia» e con questa presa di posizione ha motivato il suo passo indietro dal progetto.

Una scelta che ha portato in primis alla revoca, da parte della Loggia, della delibera che sanciva il progetto a tre con Aci e appunto Museo Mille Miglia. Poco dopo, lo stesso Automobile club ha comunicato il proprio recesso dall’associazione che gestisce la struttura di viale della Bornata e, contestualmente, ha intimato al medesimo sodalizio di non usare più il nome «Mille Miglia» a partire dal 16 gennaio 2025.
Ne è seguita una diffida del Museo nei confronti dell’Aci, con toni duri e accuse reciproche, fino al deposito di un ricorso cautelare da parte dell’Automobile Club e della sua società in house, la 1000 Miglia srl.
Quel ricorso è stato respinto all’inizio della scorsa estate dal Tribunale di Brescia: i magistrati hanno stabilito che il recesso esercitato dall’Aci il 23 dicembre 2024 sarà efficace solo dal 31 dicembre di quest’anno e fino ad allora la struttura di Sant’Eufemia potrà continuare a usare il marchio Mille Miglia. «Deve essere esclusa l’efficacia immediata del recesso ad nutum», le parole esatte riportate nella sentenza del giudice Davide Scaffidi, che ha rigettato anche la tesi secondo cui ci fosse una giusta causa per l’uscita anticipata. L’Automobile Club ha presentato reclamo contro l’ordinanza, ribadendo la necessità di tutelare i diritti dell’ente, «ancor più cogente dopo la sottoscrizione del protocollo con Comune, Provincia e Camera di Commercio». Con definitiva ordinanza del 21 luglio 2025, tuttavia, il Tribunale di Brescia ha rigettato il reclamo proposto da Aci Brescia.
Da ieri, però, il nome e il logo Mille Miglia sono scomparsi dall’omonimo museo di viale della Bornata.
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