Il caso Fondazione Mille Miglia, dall’inizio: la ricostruzione

I retroscena, i protagonisti e i documenti della querelle Aci-Museo che infiamma il mondo delle quattro ruote
La Mille Miglia in piazza Vittoria © www.giornaledibrescia.it
La Mille Miglia in piazza Vittoria © www.giornaledibrescia.it
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Mille Miglia, la corsa, il marchio, il futuro. La querelle tra Aci Brescia, proprietaria del marchio Mille Miglia, e i vertici (rinnovati di recente) del Museo Mille Miglia, continua a far discutere. E non solo all’interno del mondo degli appassionati delle auto storiche. Il dibattito, lacerante e a tratti feroce, trova eco negli ambienti dell’economia e delle istituzioni, rendendo palesi stupore e preoccupazione ma anche divergenze di visione sedimentate nel tempo.

Le auto della Mille Miglia sul tappeto rosso - Foto New Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it
Le auto della Mille Miglia sul tappeto rosso - Foto New Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it

Oggetto del contendere (l’ultimo della serie) è la costituzione di una Fondazione con il dichiarato intento di «ancorare» il marchio al territorio che lo ha generato, Brescia appunto, in un contesto di forti incertezze sul futuro dell’assetto dell’Automobile Club nazionale e delle sue declinazioni territoriali. La posta in gioco è alta: già nel 2016 una stima riportata dal Sole 24 Ore indicava un valore del marchio Mille Miglia attorno ai 40 milioni di euro. Da allora la Freccia Rossa – grazie anche alla promozione internazionale (ultima la mostra a Miami) – è decollata, moltiplicando il proprio valore e gli appetiti.

Di più: alle cifre, importanti, va aggiunto il legame identitario che unisce la corsa più bella del mondo alla nostra città, che l’ha generata e cresciuta. Ecco perché il dibattito che anima queste settimane interessa e coinvolge non solo i protagonisti. Per meglio comprendere dichiarazioni, posizioni, repliche e controrepliche, facciamo un po’ di cronistoria.

Lo strappo

Il «bubbone» scoppia il 18 novembre scorso, quando l’assemblea dei soci del Museo Mille Miglia boccia l’ipotesi di accordo – già sottoscritto da Comune e Aci Brescia – per la nascita di una Fondazione «a due» con la dichiarata volontà di legare indissolubilmente a Brescia il marchio della Mille Miglia e le varie gestioni annesse, dalla corsa al Museo. Nel percorso, il Museo (che non compare nel progetto come socio fondatore della Fondazione ma viene relegato alla posizione di socio benemerito di rappresentanza) ha comunque voce in capitolo: se la scelta della Fondazione tra enti pubblici viene preferita da entrambi i potenziali soci fondatori – Aci e Comune, pubblici anch’essi – la Loggia ha un’esigenza in più: subordinare il buon fine dell’iter proprio all’ok del Museo, avendogli affidato il prestigioso immobile di Sant’Eufemia in concessione amministrativa per 55 anni, dopo aver incassato un affitto simbolico ma anticipato.

Torniamo alla seduta di novembre dell’assemblea del Museo: l’adesione di massima al protocollo di intesa propedeutico alla nascita della Fondazione sembra esserci, serve però l’ok ufficiale dell’assemblea dei soci. Che a sorpresa invece boccia (45 aventi diritto al voto, 24 no, 19 sì e due assenti) la proposta. È un terremoto: il presidente del Museo Giuseppe Ambrosi si dimette e la nuova maggioranza dell’assemblea elegge il suo successore, Davide Peli. Due le conseguenze immediate: caduto il presupposto dell’ok del Museo, il Comune ritira la delibera di adesione al protocollo d’intesa concordato con Aci Brescia che a sua volta – con infuocata «pec-diffida» firmata dal presidente Aldo Bonomi – informa che il Club ha deciso di rinunciare alla posizione di socio del Museo, facendo quindi decadere l’autorizzazione ad utilizzare il marchio Mille Miglia in qualunque forma. È gelo.

I retroscena

Con il passare dei giorni è sempre più evidente che lo «strappo» è solo la punta di un iceberg. Sotto c’è tanto altro. Sembra una dannazione: sulle cose davvero importanti la nostra città non riesce proprio a fare sistema. I sintomi dello strappo c’erano, eccome. Nessuno è stato in grado di trovare l’antidoto giusto: ogni tentativo di mediazione si è scontrato con una tensione crescente misurata a suon di carte bollate.

Il Museo Mille Miglia © www.giornaledibrescia.it
Il Museo Mille Miglia © www.giornaledibrescia.it

Nella pec-diffida dell’Aci Brescia del 23 dicembre scorso (quella che vietava al Museo di utilizzare il nome Mille Miglia) si deduce infatti che la querelle sull’utilizzo del marchio è datata: «Come a voi perfettamente noto – scrive Aldo Bonomi – Aci Brescia è unica ed esclusiva titolare sia dell’archivio storico, a voi concesso unicamente in comodato, sia dei marchi... come espressamente riconosciuto dall’Ufficio Brevetti che aveva respinto, con provvedimento del 10 maggio 2022, una pretestuosa opposizione da voi proposta». Sono quelli i mesi del dibattito sulle prime ipotesi di Fondazione avanzate da Aci Brescia: siamo a cavallo tra il 2020 e 2021 quando, sulla base di uno studio dell’Università Statale della nostra città, Aldo Bonomi bussa in Loggia (sindaco Emilio Del Bono), in provincia (presidente Samuele Alghisi) e Camera di Commercio (guidata da Roberto Saccone) incassando i primi tre sì di massima.

L’archivio del GdB documenta l’entusiasmo generale al progetto e va anche oltre: ad entrare nella Fondazione e «a fare la parte del garante» è disponibile anche l’Aci nazionale. Il suo presidente Angelo Sticchi Damiani ci dice infatti: «L’idea è assolutamente di buon senso e guarda a un futuro non solo prossimo ma anche remoto, mettendo al riparo la Mille Miglia da ogni possibile problema».

Le premesse insomma sembrano esserci tutte. E il 2022 appare proprio l’anno buono. Ma c’è un altro parere che rimette tutto in discussione. È quello di uno studio legale (Zanuttigh di Pavia) incaricato da alcuni soci del Museo di valutare le prime due bozze di Fondazione presentate da Aci all’assemblea del Museo.

La risposta spegne gli entusiasmi: «Si rischia di disperdere il contributo e l’apporto forniti dall’Associazione, sia dal punto di vista economico che storico culturale e di dissolvere la caratterizzazione storica in senso territoriale della Mille Miglia allentando il legame con la città di Brescia», definendo invece «preferibile» il modello di revisione avanzato da Giovanna Prandini (pure lei socia del Museo e che ora, dopo il cambio dei vertici, ne ricopre la carica di vicepresidente), che proponeva una fondazione «partecipativa» al posto di quella «di impresa» ipotizzata da Aci, garantendo così la possibilità di un ruolo di primo piano anche al Museo.

La sede dell'Aci Brescia © www.giornaledibrescia.it
La sede dell'Aci Brescia © www.giornaledibrescia.it

Insomma: tutti d’accordo sulla bontà dello strumento della Fondazione per «blindare» Mille Miglia. Ma è sul “come” che si scatena il contenzioso, che resta per il momento all’interno degli ambienti dei protagonisti. Finché Aci ci riprova, mette nel cassetto le precedenti ipotesi e rilancia con una terza proposta: fondazione pubblica a due, il Club e il Comune.

Il protocollo d’intesa

Queste le condizioni preliminari della nuova ipotesi della Fondazione proposta da Aci Brescia e rese pubbliche anche acquistando spazi sui giornali per «stroncare sterili polemiche e raccontare i fatti per quello che sono»: 1) Acb (inteso come Aci Brescia) e Comune si impegnano a definire concordemente una bozza di statuto della Fondazione; 2) Acb e Comune si impegnano, rispettivamente, a conferire nella Fondazione marchio Mille Miglia, diritti della gara e apporto finanziario l’uno; proprietà del Monastero di Sant’Eufemia, l’altro. 3) L’Associazione (intesa come Museo Mille Miglia) al fine di consentire il conferimento alla Fondazione della proprietà del Monastero di Sant’Eufemia, si impegna a restituire al Comune il suddetto immobile che nel corso degli anni è stato fatto oggetto di importanti interventi di riqualificazione edilizia; 4) Acb e Comune si impegnano a valorizzare la restituzione del Monastero di Sant’Eufemia e gli interventi di riqualificazione edilizia svolti riconoscendo all’Associazione una presenza rappresentativa negli organi gestionali della costituenda Fondazione.

Nel protocollo d’intesa viene anche precisato che il Museo, pur non essendo socio fondatore, aderisce alla Fondazione come «socio benemerito». Tra gli obiettivi della Fondazione vengono citati anche «radicare definitivamente la manifestazione 1000 Miglia e il relativo marchio al territorio bresciano... utilizzare le risorse generate dalla gestione della manifestazione e del marchio per finanziare ricerche ed interventi di sicurezza stradale, educazione alla circolazione, riqualificazione ambientale e mobilità sostenibile...». Viene anche precisato che il protocollo d’intesa ha solo «carattere di atto di indirizzo». Insomma, atto interlocutorio e non definitivo che si sperava avesse la forza di sbloccare la situazione e stemperare gli animi.

Le trattative

Mentre la proposta veniva passata ai raggi x di favorevoli e contrari, hanno preso corpo tentativi di mediazione e ricomposizione delle parti. Aci (non è scritto nero su bianco nell’accordo, ma i suoi «ambasciatori» lo hanno ripetuto) si dichiara disponibile a riconoscere un quid al Museo (si è parlato di 800mila euro per il «ritiro» dell’archivio Mille Miglia, sufficienti a coprire l’intero debito del Museo). Qualche ipotesi di concertazione anche sulla rappresentanza in seno alla governance della Fondazione: il Museo voleva contare di più. Ma il punto di non ritorno arriva con una nuova consulenza: anche se sono passati due anni, lo studio legale pavese nuovamente interpellato, diventa ancora più severo.

La Mille Miglia rischia di andarsene da Brescia © www.giornaledibrescia.it
La Mille Miglia rischia di andarsene da Brescia © www.giornaledibrescia.it

Nel parere datato 23 ottobre 2024 parla di «accanimento» nei confronti dell’Associazione, «ostilità pregiudiziale» e addirittura di «rischio dissoluzione». Se il Museo viene conferito nella Fondazione, in sostanza, l’associazione si estingue perché perde la sua ragione d’esistere. Discutere delle quote di rappresentanza risulterebbe dunque sterile se non del tutto inutile. Gli scettici a questo punto aumentano. Aci e Comune avevano già approvato il protocollo di intesa ma il sì del Museo ritarda ad arrivare. Il clima generale si surriscalda. Arriviamo al 18 di novembre scorso con la messa al voto del protocollo d’intesa. E la sua bocciatura che porta al ribaltamento della governance del Museo stesso.

Le incognite

E ora? Alla diffida dell’Aci («dal 16 gennaio non potrete più utilizzare il marchio Mille Miglia, dovete cambiare anche la vostra mail») si è aggiunta la controdiffida del Museo: basta con «l’atteggiamento indebitamente intimidatorio e ritorsivo». Quanto all’utilizzo del marchio: «nessun passo indietro, almeno fino alla fine dell’anno». L’impressione è che non sia finita qui. E sul fronte Fondazione, quale futuro? Aci Brescia «intende proseguire nella realizzazione del suo progetto che porterà avanti con gli enti pubblici che vorranno condividerlo».

Con chi? Staremo a vedere. Tante le questioni aperte: cominciando dal Museo, quale destino senza il nome Mille Miglia? Intanto il 16 gennaio è passato, e anche la recente convocazione di una conferenza stampa mostra in bella vista il logo Mille Miglia, a dimostrazione che la diffida di Aci Brescia viene messa in discussione anche nei fatti. E quale Mille Miglia senza Fondazione? La necessità di «ancorarla» a Brescia scaturisce da alcune incognite: quale il futuro delle Aci territoriali? Esiste davvero il rischio di accorpamenti? La legge dei numeri a volte impone scelte dolorose (come l’accorpamento degli Aci Sanremo, Savona e Imperia nell’Automobile Club del Ponente Ligure del 2016) e da anni si vocifera di un piano di regionalizzazione per ridurre i costi. Brescia (e la sua dote d’oro) potrebbe finire a Milano.

E su Roma altre incognite, cominciando dalla rieleggibilità o meno del presidente nazionale Angelo Sticchi Damiani, favorevole ad approvare la Fondazione bresciana. Se, volente o nolente, abbandona il timone dell’Aci, diventa tutt’altro che scontato l’ok romano alla nascita di una Fondazione interamente dedicata al marchio Mille Miglia. 

La voce del Museo

Il Museo di Sant’Eufemia prova a tenere fuori dalla porta la polemica con l’Aci sul progetto della Fondazione e sul marchio Mille Miglia. Ma a margine della presentazione della mostra «Anime», che sarà inaugurata domani, il tema si impone. Anzi, lo sguardo si allarga addirittura alle elezioni dell’Automobile Club cittadino del 2026. «Lasciateci il tempo di approfondire la questione, presto daremo le dovute risposte a chi di dovere e soprattutto alla città», si limita a dire il presidente Davide Peli, quando gli viene chiesto di esprimersi in merito.

In questa fase ritiene opportuno «che non si facciano boutade ma che si analizzi a fondo la situazione». E prosegue: «Siamo in un Museo che può essere valorizzato tantissimo. C’è l’arte, c’è la storia, c’è la voglia di fare». E c’è anche la voglia di mantenere un ruolo nella vita culturale della città. Il nutrito programma di iniziative per l’anno in corso sta lì a dimostrarlo. «Il Museo – sottolinea la vicepresidente Maria Bussolati Bonera – è uno spazio a servizio della città: ospitiamo tantissime onlus e tantissime mostre che qui trovano la loro casa. A prescindere da quello che succederà continueremo con il nostro impegno».

Ma se da un lato il faro è puntato sul Museo, dall’altro è puntato sull’Aci, e in particolare alle elezioni del 2026 per rinnovarne il direttivo. Alle voci su una sua possibile candidatura alla presidenza, Giovanna Prandini, attuale vicepresidente del Museo, risponde in modo perentorio: «Io non assumerò alcun incarico né politico né istituzionale nei prossimi cinquant’anni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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