Mercato del lavoro: bene gli avviamenti, ma sono soprattutto stagionali

Non è un caso che gli addetti ai lavori all’ombra del Cidneo da mesi mostrino preoccupazione. Perché lo scenario del mercato del lavoro bresciano appare oggi disegnato da una calma apparente, con un rischio latente che potrebbe diventare cronico. L’ennesima conferma della fragilità del sistema nella provincia-impresa di Brescia (che conta un valore aggiunto di oltre 45 miliardi all’anno) arriva dall’indagine condotta dall’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Brescia. Perché se si evidenzia una tenuta complessiva del mercato del lavoro, con segnali positivi sul fronte degli avviamenti e del saldo occupazionale, è pur vero che questa crescita è fortemente sbilanciata verso i settori dei servizi stagionali. Il settore con il maggior numero di avviamenti è infatti quello dei servizi di alloggio e ristorazione (25,16% sul totale), seguito dalle attività manifatturiere (20,18% sul totale) e dal commercio (9,47% sul totale). Tuttavia, le attività manifatturiere registrano un calo del -4,97% con rispetto all’anno precedente, segnalando una contrazione nel comparto industriale.
Gli indicatori
Non solo, perché la riduzione delle proroghe e delle trasformazioni suggerisce una certa fragilità nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro: nel secondo trimestre 2025 gli avviamenti nel Bresciano sono aumentati del 2,59% rispetto allo stesso periodo del 2024, passando da 54.351 a 55.761, mentre le cessazioni sono diminuite dello 0,64% (da 52.770 a 52.431). Il saldo netto tra avviamenti e cessazioni è quindi positivo (+3.330), migliorando rispetto al +1.581 del 2024.
Tuttavia ci sono altri indicatori preoccupanti: ad esempio le proroghe (ovvero i rinnovi di contratti a termine) sono calate del 3,77% e le trasformazioni a tempo indeterminato (6.223) sono in lieve flessione dello -0,88%. D’altronde il rapporto certifica che la struttura del mercato del lavoro bresciano continua a poggiare sui contratti a tempo determinato, che rappresentano il 56,37% sul totale degli avviamenti (31.431, +5,76%). Seguono il tempo indeterminato (14,76% sul totale, +4,28%), la somministrazione (12,91%, in netto calo, -11,63%) e il lavoro intermittente (9% sul totale, +8,99%).
Ma qual è il profilo dei nuovi lavoratori bresciani? Hanno soprattutto tra i 20 e i 29 anni (la fascia rappresenta più di un terzo degli avviamenti), sono in maggioranza uomini (57,99%) e sempre più extracomunitari.
Gli avviamenti dei cittadini extra-Ue sono infatti cresciuti del 6,94% rispetto al 2024 a fronte di una leggera flessione (-0,41%) dei cittadini italiani. Crescono comunque anche gli avviamenti tra i 50-64 anni, segno di una maggiore inclusione dei lavoratori senior.

Alla ricerca
Le professionalità più richieste dalle aziende sono quelle qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (31,1% sul totale), seguite da professioni non qualificate (22,81%) e da artigiani, operai specializzati e agricoltori (15,97%). Rispetto al 2024 emergono incrementi per le professioni tecniche (+11,69%), le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (+7,81%) e gli operai specializzati (+6,68%). In calo invece le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (-8,19%), le professioni intellettuali ad alta specializzazione (-7,8%) e le professioni non qualificate (-2,16%). Le cessazioni si concentrano nelle stesse categorie: professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (23,04%) e professioni non qualificate (20,66%).
E anche da questa fotografia emerge una centralità del capoluogo rispetto al resto della provincia: il centro per l’impiego di Brescia resta il bacino principale (18.302 pari al 32,82% del totale ma in calo del 6,14%), mentre è forte la crescita per l’area di Salò (+30,57%), spinta dal turismo del lago di Garda. In aumento anche Iseo-Palazzolo (+7,09%) e Desenzano (+6,05%).
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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