Economia

Cassa integrazione, vola la richiesta: autorizzate 16 milioni di ore

Angela Dessì
Preoccupano i settori metalmeccanico e metallurgico che da soli contano quasi 13 milioni di ore sul totale autorizzato nei primi 9 mesi del 2025
La richiesta di cassa integrazione è sintomo dell'incertezza sul futuro che hanno le aziende
La richiesta di cassa integrazione è sintomo dell'incertezza sul futuro che hanno le aziende
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Nei primi 9 mesi dell’anno, la cassa integrazione bresciana cresce oltre quella nazionale e lombarda, ma a pesare è soprattutto l’incertezza. A dirlo sono i dati relativi alle ore di cig richieste tra gennaio e settembre 2025, rielaborati dal Dipartimento mercato del lavoro della Cisl provinciale ed integrati con quelli contenuti nel 3° Rapporto Uil Lombardia e nel rapporto dell’Associazione Lavoro & Welfare presieduta da Cesare Damiano pubblicati anche da Il Sole 24 Ore.

Numeri alla mano, nella nostra provincia la cassa integrazione (ordinaria + straordinaria) risulta essere cresciuta sul medesimo periodo del 2024 del 21,3% contro l’6,8% del dato lombardo ed il 18,6% del dato nazionale: le ore autorizzate nel bresciano sono state 16.052.368 ed hanno coinvolto 10.492 lavoratori (+1.843), mentre a livello lombardo il dato si è attestato a 72,3 milioni di ore circa (erano 67,7), con il coinvolgimento di ben 47.232 (+3.001) lavoratori.

Il raffronto

In Italia, stando al report dell’Associazione di Damiano, le ore prenotate sono state invece 429,3 milioni per oltre 275 mila lavoratori coinvolti. A trainare di buon passo l’impennata, provinciale ma non solo, è in tutti i casi essenzialmente la cassa integrazione straordinaria, che a Brescia cresce addirittura del 64,4%, facendo schizzare le ore autorizzate dai poco meno dei 3 milioni del 2024 ai 4,8 dell’esercizio in corso, mentre la cig ordinaria si limita ad un +8,9%.

Un segnale chiaro, insomma, della preoccupazione che anima le imprese, che non si limitano più a sospendere o a ridurre l’attività aziendale a causa di eventi temporanei, ma lo fanno in modo più strutturato e pensando ad un arco di tempo più lungo.

Il quadro regionale e nazionale non è molto dissimile: sulla crescita complessiva del 6,8% registrata in Lombardia, la cig straordinaria pesa per il 26,2% (contro lo 0,5% della cig ordinaria) mentre a livello nazionale vale un +61,6% contro – addirittura – un dato in calo della ordinaria (-4,5%).

I settori

Omogeneo anche il quadro per settori: tanto a livello provinciale quanto regionale e nazionale, le ore di cassa prenotate riguardano per la stragrande maggioranza l’industria. Nel Bresciano, in particolare, quella metalmeccanica e metallurgica, che assorbano circa 13 dei 16 milioni di ore autorizzate. Guardando proprio al comparto metalmeccanico, i dati della Fiom bresciana indicano che a settembre 2025 le aziende del territorio che hanno attivato la cigo erano 143 (per 6452 dipendenti coinvolti) mentre quelle che hanno chiesto la cigs soltanto 3.

«A far schizzare le ore sono essenzialmente i contratti di solidarietà, che come noto vengono conteggiati nella cassa straordinaria», spiega il segretario delle tute blu della Cgil, Antonio Ghirardi, che evidenzia come tali contratti siano passati dai 12 del settembre 2024 ai 21 attivati nel 2025. Ma aggiunge: «Nel nostro territorio l’attivazione della cigs e in particolare dei contratti di solidarietà non è tanto sinonimo di crisi conclamata ma piuttosto di un clima di incertezza che porta le imprese ad usare le massime cautele, complice uno strumento più strutturato. Tirare delle conclusioni è prematuro, anche perché parliamo di ore prenotate ma che non sappiamo se saranno davvero godute (il «tiraggio» del 2025, a livello nazionale, non supera il 23%), ma quello che è certo è che uno scenario come quello attuale non pone gli imprenditori in una situazione di serenità».

Vision sposata appieno anche dai titolari della Cisl e della Uil provinciale. Se infatti Alberto Pluda (Cisl) indugia sulla precarietà del quadro geopolitico e sulla «forte preoccupazione» connessa anche a quanto accaduto con le Transizioni 4.0 e 5.0, ribadendo la necessità di «una maggiore determinazione sulla scelta di un modello sindacale partecipativo», il collega Mario Bailo (Uil) tira corto: «Anche se non abbiamo al momento situazioni di grande allarmismo, l’incertezza che ci circonda tra guerre, dazi e ora anche l’Ilva ci fa tenere le antenne ben dritte, guardando anche ad un altro enorme problema, forse il più importante insieme alla sicurezza sul lavoro, ossia quello della riduzione del salario dei lavoratori».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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