Turismo e agricoltura cercano stagionali, ma l’offerta è bassa

Situazione oramai cristallizzata per Carlo Massoletti (Confcommercio) e Giovanni Garbelli (Confagricoltura)
Uno dei settori più legato alla stagionalità è l'agricoltura
Uno dei settori più legato alla stagionalità è l'agricoltura
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È un sottobosco ancora poco conosciuto, quello dei lavoratori stagionali. Eppure in un Paese a grande vocazione turistica come l’Italia, rappresentano una fetta considerevole in molti comparti. Basti pensare che nel Bresciano a fronte di 7mila lavoratori totali nei settori alberghiero e della ristorazione, il 53% è a tempo indeterminato, il 21% è a tempo determinato non stagionale e la quota degli stagionali ammonta addirittura al 26%.

«E la domanda è in crescita perché stanno aprendo molti alberghi stagionali e ristoranti di qualità. Significa che la ricerca di lavoratori temporanei sarà ancora più marcata nel prossimo futuro», conferma il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti. D’altronde, in una provincia dove le località lacustri vengono letteralmente prese d’assalto in estate e dove le montagne sono percorse da migliaia di turisti in inverno, «stagionalità» pare ormai essere la parola d’ordine per fare del buon business.

Anche ristorazione e alberghiero cercano addetti
Anche ristorazione e alberghiero cercano addetti

«Sono poche le attività turistiche che restano aperte tutto l’anno e hanno assolutamente bisogno di personale temporaneo».

Anche il mondo del commercio bresciano fa parecchio ricorso agli stagionali: sono 42mila i lavoratori temporanei, una fetta pari al 14,8% che è in linea con la media nazionale. «Negli ultimi anni il nostro comparto ha generato molti posti di lavoro, occorre però che ci sia una qualificazione del lavoratore – continua Massoletti –. Da questo punto di vista per noi il Decreto Flussi è poco utile perché il personale non è formato sufficientemente – rileva Massoletti –: siamo davanti ad una stagione turistica con numeri importanti, probabilmente si andrà verso presenze record. Credo ci sarà riconferma dei dati positivi per l’occupazione, almeno nei nostri settori. Forse soffriranno di più quelli sottoposti alla geopolitica internazionale».

Agricoltura

Ma la stagione estiva è anche e soprattutto legata ai lavori legati alla terra. E qui i problemi legati alla manodopera sono annosi, gli stessi di sempre. Negli allevamenti, nella zootecnia, nel florovivaismo si cercano lavoratori come fossero pepite d’oro. «Solo i trattoristi si trovano un po’ più facilmente, ma non mancano i problemi legati alla gestione dei fine settimana tra i più giovani», spiega il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli.

Nei campi bresciani, comunque, la stagionalità è legata soprattutto all’ortofrutta e alla vendemmia. «In Franciacorta e in Valtenesi ogni anno arrivano, soprattutto dalla Romania, circa duemila lavoratori, selezionati nei Paesi d’origine da società di servizio. La manodopera dell’Est è d’altronde quella che meglio si adatta a questo tipo di attività e cinque grandi aziende ne fanno ricorso ogni estate da quasi vent’anni». Per Confagricoltura «nei prossimi anni diminuirà il numero di chi arriva attraverso i flussi perché siamo riusciti a stabilizzare persone che poi restano sul territorio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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