Ottelli: «Legge sulla montagna, riconoscimento storico e strutturale»

Un passo storico, che riconosce le specificità dei territori montani. Ne è convinto Massimo Ottelli, presidente della Comunità Montana di Valle Trompia nonché vice presidente regionale di Uncem e nella giunta nazionale dell’Unione.

Come giudica l’approvazione della legge sulla montagna?
È un passo molto importante. Al di là di alcune lamentele avanzate da territori che avrebbero voluto criteri più stringenti, siamo di fronte a un riconoscimento storico. Per la prima volta ci sono risorse stabili, inserite nelle leggi di bilancio dello Stato, dedicate esclusivamente alle aree montane. Non più fondi decisi anno per anno ma una pianificazione che dà continuità.
Come verranno distribuiti concretamente i fondi?
Gli ambiti sono diversi. Penso alla sanità, con incentivi per i medici di base e per tutto il personale sanitario che sceglie di lavorare in montagna, con punteggi raddoppiati nei concorsi, agevolazioni per l’affitto o l’acquisto di casa. Lo stesso vale per il mondo della scuola. È un modo per mantenere presidi fondamentali sul territorio.
Quindi una politica che guarda anche agli aspetti socio-economici.
Esatto. Ci sono incentivi mirati per agricoltori e silvicoltori, guide alpine, maestri di sci, rifugisti. E poi interventi sul digitale e sostegni per le giovani famiglie, con riduzioni tariffarie per l’energia nei comuni sotto i 5.000 abitanti. Un pacchetto che tocca la vita quotidiana.
Un riconoscimento anche per le istituzioni locali.
Sì, si torna a valorizzare le Comunità montane, riconosciute come livello istituzionale. È un cambio culturale: lo Stato sancisce che le zone montane necessitano di strumenti propri. Ora servirà capire, nella prossima legge di stabilità, se anche altre risorse oggi distribuite tramite bandi - ad esempio per il dissesto idrogeologico - verranno ricondotte a questo quadro.
E per quanto riguarda i piccoli Comuni?
Le gestioni associate hanno dimostrato di essere fondamentali, perché anno permesso di mantenere in vita i Comuni, evitando sprechi. Si ottengono economie sui servizi senza perdere autonomia, la fusione invece rischierebbe di cancellare presidi locali insostituibili.
Il Bresciano come si colloca in questo quadro?
La nostra realtà è già molto strutturata. La Regione riconosce alle Comunità montane un ruolo di presidio territoriale, e questo ci facilita quando si parla di portare a terra le risorse. Oggi come ente comprensoriale della Valtrompia riceviamo circa 280 mila euro annui per le gestioni associate, distribuiti su tutti i 18 Comuni.
In conclusione, possiamo parlare di una svolta?
Assolutamente sì. È un passo storico: per la prima volta le aree montane entrano stabilmente nelle politiche dello Stato. Si riconosce il loro valore e si investe sul futuro, dai servizi di base alla digitalizzazione. È un cambio di prospettiva nel rapporto tra cittadini e istituzioni, che può davvero dare nuova linfa ai nostri territori.
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