«Delitti bresciani», la puntata sulla fuga di Giacomo Bozzoli

Un anno esatto fa, Giacomo Bozzoli sparì nel nulla. Di lui, apparentemente, nessuna traccia. Il 1° luglio 2024 la Corte di Cassazione pronunciava il verdetto definitivo, quello da cui non c’è modo di tornare indietro: ergastolo. Respinto il ricorso dei suoi avvocati difensori, l’uomo tentò la fuga da un destino inevitabile: il «fine pena mai» per aver ucciso lo zio Mario nel 2015, nella fonderia di famiglia a Marcheno.
La sua latitanza, durata 11 giorni, tenne l’Italia intera con il fiato sospeso. E proprio alla sua fuga verso la libertà, scattata mentre era in vacanza con la famiglia, è dedicata l’ultima puntata di «Delitti bresciani», disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme audio, tra cui Spreaker e Spotify.
Il podcast di Andrea Cittadini, giornalista di cronaca nera e giudiziaria del Giornale di Brescia, dedica l’uscita numero 24 a quello che lo scorso anno è stato «il giallo dell’estate». Anche se, di fatto, è durato meno di due settimane e si è risolto con un arresto quasi grottesco.
La fuga e il ritrovamento
Prima che i carabinieri lo scovassero nella sua villa di Soiano sul Lago - dove stava rannicchiato in boxer, nascosto nel cassone del letto con 50mila in contanti nel borsello - Bozzoli cercò in ogni modo di far perdere le sue tracce, prima in Francia e poi in Spagna.
Iconiche resteranno due foto di quei giorni, che fecero il giro d’Europa. La prima immortala la sua lussuosa Maserati Levante, catturata dalle telecamere dell’autostrada A4 a Desenzano. La seconda ritrae la famiglia Bozzoli alla reception dell’hotel a Marbella, in attesa di registrarsi, con il latitante che sfoggia una camicia coloratissima e un cappellino bianco.

Rispediti in Italia moglie e figlio in treno, il fuggitivo proseguì in solitaria, fino a quando la nostalgia non fu insopportabile e lo costrinse a tornare a casa. E fu proprio la sua villa di Soiano, sotto osservazione fin dall’inizio della fuga, a tradirlo: l’accensione apparentemente immotivata di un condizionatore fece scattare i sospetti degli inquirenti, che intercettarono anche una telefonata dal cellulare sotto controllo.
Cittadini racconta quei giorni concitati con i materiali originali d’archivio dell’emittente televisiva Teletutto, oltre a proporre l’intervista realizzata appositamente al procuratore generale Guido Rispoli.
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