Bozzoli, il pg Rispoli: «Non ha mai dato segnali di voler scappare»

Il procuratore generale parla dopo la fuga all’estero del 39enne di Marcheno: «Ora a Giacomo conviene costituirsi»
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Bozzoli: 'Lo cercheremo senza tregua'
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La caccia all’uomo è una partita che si gioca su più tavoli. «Non è il momento delle polemiche, Giacomo Bozzoli va trovato» viene detto dagli inquirenti. È inevitabile però che la giustizia bresciana sia finita nella bufera per la fuga del 39enne, scappato all’estero per evitare di finire in carcere dove deve scontare la condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario. «Gli conviene costituirsi» dice con fermezza il procuratore generale Guido Rispoli. Ma tutto questo poteva essere evitato?

Procuratore generale, perché Giacomo Bozzoli non è stato marcato a vista affinché non scappasse?

«Non è stato seguito perché nei suoi confronti non era stata applicata alcuna misura cautelare. Questo perché durante il processo di primo e secondo grado non erano emerse le necessarie esigenze cautelari previste dalla legge. Tanto è vero che neppure la Polizia ha mai avanzato alcuna richiesta in tal senso».

Ma davvero non avete mai pensato che, anche in virtù di quanto emerso durante il processo, potesse scappare per evitare il carcere a vita?

«Il rischio della fuga è stato sempre preso in esame. Si deve però considerare che la legge - a seguito di una modifica introdotta nel 2015 - pretende per il riconoscimento dell’esigenza cautelare connessa al pericolo di fuga che vi siano “situazioni di concreto e attuale pericolo” che però, si badi bene, “non possono essere desunte esclusivamente dalla gravità del titolo di reato per cui si procede”. Il che sta a significare che non si può ricavare la sussistenza dell’esigenza cautelare connessa al pericolo di fuga solo dalla gravità del reato commesso e dalla sentenza di condanna, se questa non è definitiva. Non mi risulta che la Polizia giudiziaria abbia mai segnalato, nel caso di specie, la sussistenza di “situazioni di concreto e attuale pericolo”. D’altra parte Bozzoli risultava condurre una vita ordinaria, seguiva regolarmente il figlio nel percorso scolastico ed ha partecipato anche alla festa di fine anno della scuola. Se si vuole che la magistratura intervenga a prescindere da tali “situazioni di pericolo concreto e attuale” basta modificare la norma. Questo non è compito della magistratura».

Giacomo Bozzoli tiene per la mano suo figlio nell'hotel a Marbella
Giacomo Bozzoli tiene per la mano suo figlio nell'hotel a Marbella

Dalla Cassazione non c’era stato alcun alert in merito alla sentenza del primo luglio?

«L’ alert da parte della Corte di Cassazione non mi risulta pervenuto. Ad ogni modo questo “alert” serve soltanto a garantire che venga immediatamente emesso l’ordine di carcerazione. La Procura di Brescia ha emesso l’ordine di carcerazione lo stesso giorno della sentenza della Corte di Cassazione con la massima possibile celerità».

Oggi quanto è difficile trovare un latitante?

«La collaborazione a livello internazionale è a livello molto elevato, anche al di fuori del territorio Schengen. Le moderne tecnologie e banche dati permettono di avere in tempo reale tante informazioni molto importanti per la ricerca dei latitanti. Sono sempre più diffusi in tutto il mondo strumenti digitali di riconoscimento facciale e somatico anche con l’utilizzo di droni. Se anche dovesse disporre di documenti identificativi contraffatti potrebbe non bastargli. La magistratura requirente e la Polizia giudiziaria gli daranno la caccia, senza allentamenti di tensione. Non avrà vita facile. Se gli interessa veramente il bene del figlio dovrebbe costituirsi. Solo così la vicenda non sarà più una notizia e la sua famiglia potrà ritrovare un po’ di tranquillità».

La fuga di Bozzoli è una sconfitta della giustizia?

«La vicenda Bozzoli è, dal punto di vista tecnico-giuridico, un successo per la giustizia bresciana. Un processo di questa grande difficoltà, perché come detto fortemente indiziario, è stato definito allo stesso modo in primo e secondo grado, e cioè con la sentenza dell’ergastolo, cosa tutt’altro che scontata. La correttezza e la professionalità dell’operato della magistratura bresciana ha poi conosciuto l’autorevole e definitivo riconoscimento della Corte di Cassazione che ha confermato tali due pronunce. Certo non siamo contenti che sia fuggito, ma le somme si tirano alla fine».

Intanto però è scappato...

«Mi faccia dire una cosa: non è vero che, con la fuga, la sentenza di condanna resti priva di ogni suo carattere afflittivo. Bozzoli ha, infatti, già perso la possibilità di continuare a stare nella sua terra, di vivere con la sua famiglia, di frequentare le sue amicizie, di lavorare nella sua impresa. Per il momento gli è rimasta la libertà, che per uno che ha commesso i suoi orrendi crimini non è poco, ma per quanto gli riuscirà? E quale ulteriore caro prezzo di sofferenza farà così pagare ai suoi familiari? Ribadisco: farebbe meglio a costituirsi il prima possibile».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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