Festival dell’educazione, in 8.000 per la città che apprende

In una città già affollata di iniziative, il Festival dell’educazione è riuscito a farsi largo con ottimi risultati. La seconda edizione della rassegna andata in scena da giovedì scorso fino a ieri, che quest’anno aveva come tema conduttore «La città che apprende, apprendere nella città», ha dimostrato che l’educazione non è una parola da convegno, ma una passione diffusa: tra le 7 e le 8 mila persone hanno partecipato ai quattro giorni di incontri, laboratori e mostre che hanno trasformato Brescia in una «città che apprende».
Un successo che sorprende e incoraggia, anche per la qualità del dibattito e la varietà dei pubblici. «Dal mio punto di vista e dai feedback ricevuti è andata molto, molto bene – afferma Domenico Simeone, direttore scientifico del Festival e preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica –. Mi sembra che il Festival abbia trovato un riscontro molto positivo non solo nella nostra città ma anche da persone arrivate da altri contesti». Fin dai giorni precedenti l’apertura alcuni appuntamenti risultavano già esauriti, in particolare i laboratori per bambini e genitori.
«È stato molto bello vedere famiglie mettersi in gioco insieme – commenta Simeone –: questo suggerisce che, anziché lamentarsi dei genitori di oggi, bisognerebbe creare occasioni per permettere loro di stare con i figli». L’entusiasmo non è arrivato solo dagli addetti ai lavori - insegnanti, educatori, operatori sociali – ma anche da cittadini comuni, curiosi di partecipare a un confronto su come si cresce, si insegna e si vive insieme.
«La cosa più positiva è stata proprio la partecipazione delle persone comuni, oltre che di insegnanti e genitori – sottolinea Simeone –. Il tema scelto per quest’anno, la città che apprende, si è rivelato centrato: dopo il confronto con ospiti italiani e stranieri gli organizzatori si dicono confortati dalla bontà di questa scelta».
Impegno collettivo
Gli spazi urbani, i musei, le università e le piazze sono diventati luoghi di formazione, contaminando cultura ed educazione. Il Festival ha confermato anche la forza del lavoro collettivo. «Si è formato uno spirito di gruppo molto bello - spiega il direttore scientifico della rassegna -. Tutto il personale coinvolto, dai docenti agli uffici, ha lavorato gratuitamente: è un segno concreto di quanto questo tema sia sentito».
Tra gli appuntamenti ancora visitabili ci sono la mostra «Skinn - Camminando sulla pelle della città», che rimarrà aperta fino al 25 ottobre, mentre «Mondi, viaggi, storie… e poi c’è Jacovitti!», allestita con Fondazione Brescia Musei, proseguirà fino al 15 febbraio. Ieri, nella Giornata mondiale degli insegnanti istituita dall’Unesco, il Festival è andato concludendosi, chiudendo un’edizione che ha riscosso grande partecipazione anche agli eventi serali. La prossima edizione è già in prospettiva per il 2027, ma non c’è fretta di definire il tema: «Prima vogliamo analizzare gli aspetti di questa esperienza, poi costruire un percorso che valorizzi ancora di più ciò che abbiamo imparato» spiega Simeone.
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