Cultura

Al Festival dell’educazione le Cattedre Unesco per la coesione sociale

Wilda Nervi
Protagonista il professor Daniel Baril, consulente nel campo dell’educazione degli adulti, presiede il Consiglio direttivo dell’Unesco ed è membro del gruppo di esperti dell’Oms sull’apprendimento permanente in ambito sanitario
Al Festival dell'Educazione si è parlato di coesione sociale - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Al Festival dell'Educazione si è parlato di coesione sociale - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Le scienze dell’educazione si sono tradizionalmente occupate dello studio delle istituzioni che forniscono l’istruzione formale. Oggi è urgente l’espansione e la diffusione del paradigma pedagogico in aree non tradizionalmente considerate educative; in qualsiasi parte del mondo l’istruzione non è solo una questione di ciò che si insegna a scuola, ma è, in nome dell’apprendimento permanente, qualcosa che permea il governo di tutte le attività sociali.

Il Festival dell’educazione ha ospitato l’incontro «Learning cities», il contributo delle Cattedre Unesco, che ha visto protagonista Daniel Baril. Consulente nel campo dell’educazione degli adulti, Baril presiede il Consiglio direttivo dell’Unesco ed è membro del gruppo di esperti dell’Oms sull’apprendimento permanente in ambito sanitario. In Québec collabora con il Governo per la definizione delle politiche in materia di educazione degli adulti. A lui è stato affidato il compito di illustrare l’opera delle Cattedre Unesco e in particolare delle «Città che apprendono», introdotto da Domenico Simeone dell’Università Cattolica, alla presenza del rettore di Unibs, Francesco Castelli, Valentina Mini, Anna Frattini, Rita Locatelli e Annateresa Rondinella.

Le città

«L’attenzione alle città come luoghi privilegiati di apprendimento – ha introdotto il prof. Baril – nasce dalla consapevolezza che le città stesse e le regioni urbane svolgono un ruolo sempre più decisivo nello sviluppo di opportunità di apprendimento permanente». Negli ultimi trent’anni, le «learning cities» sono divenute un modello noto a livello internazionale attraverso le azioni promosse dall’Ocse e successivamente dall’Unesco. «Vogliamo guidare le città nel potenziamento di ciascun cittadino, attraverso il diritto all’istruzione per tutto l’arco della vita – ha spiegato Baril –. Le città diventano così incubatori dove amministratori, lavoratori e datori progettano e realizzano la sostenibilità e l’inclusione».

L’incontro ha messo a fuoco il contributo che le Cattedre Unesco possono offrire nell’opera di sviluppo delle potenzialità di tutti i cittadini, nel rispetto dei principi e dei valori di uguaglianza e di giustizia sociale, operando per il rafforzamento della coesione sociale e per la creazione di una prosperità sostenibile. Insieme dunque per rafforzare una rete che renderà effettivo il diritto all’apprendimento e porterà uno sguardo internazionale sul valore dell’educazione permanente.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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