«Mai più la guerra», dopo 60 anni l’attuale grido di Paolo VI all’Onu
«Mai più la guerra». Sono passati esattamente sessant’anni da quando quel grido di Paolo VI risuonò nel palazzo di vetro di New York; papa Montini fece quello storico discorso il 4 ottobre 1965 in occasione del ventennale della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, e nella festa in cui si ricorda san Francesco. Fu il primo pontefice a parlare all’Onu. Un grido il suo, purtroppo, attualissimo e inascoltato; basti citare l’Ucraina e Gaza. Quelle parole sono state così, ieri mattina, l’occasione anche per riflettere sul presente.
Nella basilica di San Salvatore il discorso di Paolo VI (che fu pronunciato in francese, lingua della diplomazia) è stato letto dall’attore Emmanuel Casaburi (che ha proclamato anche passaggi del messaggio che papa Montini lesse a Kampala, in Uganda, nel 1969) con l’accompagnamento musicale di suor Donatella Bardi. Il fascino del luogo ha contribuito a rendere l’appuntamento ancora più magicamente profondo, «questa basilica è il cuore del Museo di Santa Giulia - ha sottolineato Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei -, un luogo che racconta 2.500 anni di storia. È rarissimo che qui si svolgano incontri aperti al pubblico, il valore straordinario della parole di Paolo VI meritava un luogo all’altezza».
Esperto di umanità
«Paolo VI poteva scegliere di parlare come capo di Stato - ha spiegato don Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI -, ha scelto di parlare come portatore di un messaggio di pace». Ecco come lui stesso si presentò: «Voi avete davanti un uomo come voi; egli è vostro fratello, e fra voi, rappresentanti di Stati sovrani, uno dei più piccoli, rivestito lui pure, se così vi piace considerarci, d’una minuscola, quasi simbolica sovranità temporale, quanta gli basta per essere libero di esercitare la sua missione spirituale, e per assicurare chiunque tratta con lui, che egli è indipendente da ogni sovranità di questo mondo».
Papa Montini, ha precisato don Maffeis, «parla a tutti, anche a chi non ha fede». Colui che sognava la civiltà dell’amore usa in quel discorso un’altra delle sue potenti espressioni: «Il nostro messaggio vuol essere, in primo luogo, una ratifica morale e solenne di questa altissima Istituzione. Questo messaggio viene dalla nostra esperienza storica; noi, quali "esperti in umanità", rechiamo a questa Organizzazione il suffragio dei nostri ultimi predecessori, quello di tutto l’episcopato cattolico, e nostro, convinti come siamo che essa rappresenta la via obbligata della civiltà moderna e della pace mondiale». Montini parla quindi come «esperto di umanità».
Papa Francesco
Livia Cadei, professoressa della Cattolica, ha portato le parole di Montini nella tragica attualità, «la guerra ci è tornata vicina, viviamo il tempo della forza nel quale i conflitti armati sembrano qualcosa di ineludibile». Come sia arrivati a questo? Ecco la sua risposta: «Abbiamo vissuto un lungo tempo di pace senza impegnarci a capire, perché la pace non è solo quieto vivere, come diceva papa Francesco serve un artigianato quotidiano della pace».
Il professor Luciano Eusebi, giurista e responsabile del Centro studi «Paolo VI - Mai più la guerra» della Cattolica, ha spiegato come «il discorso di Montini all’Onu si ritrova nel magistero di Bergoglio, nelle sue riflessioni sulla fratellanza universale».
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