Ex Caserma Gnutti, dopo undici anni iniziano i lavori

La cittadella farà spazio a 25 alloggi di pregio, resta invece irrisolto il rebus sul destino della chiesetta di San Bartolomeo
La ex caserma Gnutti tra via Moretto e via Crispi © www.giornaledibrescia.it
La ex caserma Gnutti tra via Moretto e via Crispi © www.giornaledibrescia.it
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Chi, in questi giorni, ci è passato accanto, quel cartello lo ha notato immediatamente. Ma vista la più che decennale avventura – a tratti rocambolesca – legata al suo destino, gli entusiasmi viaggiano alla chetichella, dimessi, a modi rito scaramantico. L’insegna, però, c’è e - spiando - più di qualche movimento rispetto alla calma piatta dei mesi scorsi, effettivamente si scorge: dopo undici anni di «anestesia», nella ex caserma Gnutti si lavora.

Il progetto

Il disegno firmato dagli architetti Nicola Cantarelli, Luigi Serboli, Valeria Boschi ed Eugenio Sagliocca ha ora la chance di trasformare gli oltre 7mila metri quadrati della cittadella che rilega le vie Moretto e Crispi.

Una ristrutturazione - quella che convertirà la rigidità degli spazi militari in residenze di lusso - che procederà per step (a partire dal passo più classico: la messa in sicurezza e la pulizia, che significa anche estirpare le erbacce, censire le alberature e puntellare gli spazi), quasi come a sfogliare la storia dell’edificio.

Oltre un decennio prima di girare la chiave

Una lunga trafila, quella del progetto per interrompere il letargo della Gnutti. Basti pensare che il concorso di idee era stato indetto nel 2013. Da allora: la selezione del progetto («incoronato» l’anno successivo), l’acquisto dal Demanio, una telenovela a puntate di limature con la Soprintendenza, la partita dei parcheggi, l’enigma della chiesetta di San Bartolomeo (rimasto ancora irrisolto).

Una proiezione grafica di come diventerà la ex caserma © www.giornaledibrescia.it
Una proiezione grafica di come diventerà la ex caserma © www.giornaledibrescia.it

Ora, con il permesso di costruire rilasciato a marzo 2023 a Nibofin, sembra che si stia per voltare pagina. E quella che per secoli è stata luogo chiuso – convento prima, arsenale militare poi – si prepara alla baraonda dei cantieri che saranno coordinati dalla Deldossi srl. L’obiettivo: realizzare un borgo, un mini quartiere: una sorta di nuova «contrada» nel cuore del centro.

Non si parla di volumetrie da skyline: nel casermone si faranno largo 25 appartamenti, cuciti sull’impianto esistente. Un’architettura che smussa l’austerità militare con terrazze in copertura, affacci silenziosi, superfici lasciate a rustico per accogliere variazioni future. Niente alloggi fotocopia, insomma, ma moduli componibili, a misura di chi sceglierà di abitarci. Il lusso non sta tanto nelle sole finiture, quanto nella possibilità di poter scegliere i propri tocchi di stile.

A che punto siamo

Un breve riepilogo delle magagne, con un bilancio che finisce in pareggio tra quelle risolte e quelle rimaste a vagare nel limbo dell’indecisionismo. Il tema cruciale dei parcheggi ha incontrato il suo lieto fine non scavando, ma ricostruendo: la ei fu palestra, ormai semi crollata, verrà infatti riedificata come autorimessa meccanizzata su più livelli e sarà nel cortile interno.

La vecchia chiesetta, così come la ex caserma, è vincolata © www.giornaledibrescia.it
La vecchia chiesetta, così come la ex caserma, è vincolata © www.giornaledibrescia.it

Intorno, il progetto prevede anche un intervento sugli spazi pubblici: la ripavimentazione di via Moretto e via Crispi, nuovi arredi urbani, un impianto di illuminazione rinnovato. Opere a scomputo, per un valore stimato in più di mezzo milione.

La chiesetta: il mistero irrisolto

E arriviamo così al cruccio del chilometrico carteggio tra enti: la ex chiesa di San Bartolomeo. Incastrata nel complesso, ha smesso da tempo di avere una funzione: gli affreschi alle campate sono rimasti a fissare il vuoto. Ceduta al Comune, la sua destinazione però resta ancora un mistero da svelare: resta cioè per ora in sospeso.

Si era parlato della possibilità di destinarla ad uno spazio espositivo, di una sala per la Pinacoteca, di un luogo indipendente in cui organizzare qualche iniziativa. Ma, di fatto, la sua pratica è ancora ferma in sala d’attesa. Insomma, il cantiere è solo il primo capitolo di un lungo percorso, in parte ancora da scrivere.

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