Concorso di idee per la «Gnutti»? I dubbi son troppi

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Le scriviamo mossi dalla passione per la nostra città e per gli aspetti urbanistici ed edilizi che coinvolgono i liberi professionisti architetti ed ingegneri, in particolare attraverso il sistema di bandi e concorsi.L’occasione ci è offerta dal recentissimo concorso internazionale di idee per il recupero residenziale della ex caserma «Serafino Gnutti» in via Crispi a Brescia bandito da un importante gruppo industriale e finanziario, che per quanto apprezzabile nel metodo, presenta alcune indubbie anomalie nel contenuto. Ci riferiamo ad esempio alla scelta esplicita di «raccogliere delle idee», peraltro senza considerare adeguatamente i vincoli conservativi dell’immobile, e di acquisire i progetti dei concorrenti vincitori, senza alcun impegno ad affidare ai medesimi l’incarico per la successiva progettazione definitiva ed esecutiva dell’intervento. Tale scelta si accompagna ad una giuria composta da otto membri di sicure qualità personali, ma da un solo architetto (oltre al responsabile del concorso), da nessun ingegnere, (nonostante l’intervento preveda opere di ingegneria rilevanti) e da nessun membro che supporti l’aspirazione internazionale del concorso. Il nostro intento è quello esortativo di una lettera aperta, convinti che un eventuale miglioramento in corsa del concorso sarebbe vantaggioso per la stessa società banditrice, la quale, con la possibilità del successivo incarico, si garantirebbe una partecipazione di più alta qualità e l’assistenza dello studio vincitore nelle successive fasi di confronto con la soprintendenza (e perché no con la città) che ci paiono il vero scoglio del progetto e forse una delle ragioni principali del concorso. Con l’occasione venendo alla qualità architettonica della nostra città rivolgiamo un appello alle amministrazioni pubbliche, specie quelle di recente nomina, affinché l’entusiasmo e la freschezza dei nuovi incarichi possano tradursi in fretta nella responsabilità nei confronti di un futuro diverso per le scelte urbanistiche ed edilizie per la nostra città. Veniamo infatti da una lunga serie di concorsi pubblici di idee e di progettazione caduti nel nulla (Crociera di San Luca, via Dante, Gasometro, Largo Formentone), per i quali centinaia di architetti ed ingegneri hanno profuso idee ed energie per accorgersi che la volontà realizzativa non era reale e per vedere il proprio sforzo vanificato e quasi obliato. Assistiamo da tempo in molte parti d’Italia in generale, e nella nostra provincia in particolare, a concorsi non supportati da una reale volontà di realizzare l’opera, né da adeguati mezzi finanziari, a volte purtroppo solo finalizzati a superare ostacoli autorizzativi se non addirittura mirati alle mere scadenze elettorali, quasi che lo scopo di un concorso non sia realizzare l’opera, ma fare una mostra di progetti, peraltro neppure approfonditamente analizzati e presto da archiviare. Si aggiunga che gli enti pubblici e privati bandiscono i concorsi con modalità, richieste e documentazioni diverse ed obiettivi vaghi obbligando da un lato i partecipanti ad un surplus di lavoro e dall’altro aprendo il fianco a ricorsi e contestazioni. Purtroppo i professionisti, in questo momento di crisi e di mancanza di alternative, non raramente si illudono e partecipano comunque a concorsi mal fatti o senza reali prospettive nella vaga speranza di ottenere un improbabile incarico. Ma davvero non è possibile un cambio di direzione che ci porti in una dimensione più matura? È così difficile spezzare questo meccanismo perverso e fare la cosa più semplice e cioè decidere cosa serve alla comunità, adottare procedure uniformi, fare un concorso ben fatto, affidare l’incarico al vincitore e realizzare l’opera? Non solo in tutta Europa, ma anche in alcune regioni italiane (il Trentino Alto Adige per esempio) il concorso di progettazione è un’occasione per individuare i tecnici e le idee migliori, convinti che dalla gara esca un vincitore cui affidare l’incarico che darà il meglio; in tal modo si sono realizzate le migliori opere di architettura, spesso assurte a simbolo della città o del paese che ha bandito la gara. Per riuscire a fare questo salto di qualità serve un approccio «smart» alla problematica, in cui tutti gli attori dei concorsi (committenza pubblica e privata, professionisti, imprese) individuino un percorso comune e condiviso. Siamo sicuri che un tale approccio darebbe risultati di alto livello garantendo risultato per il committente, la professionalità da parte di progettisti, e la qualità realizzativa da parte delle imprese. Inarsind (libera associazione di ingegneri ed architetti liberi professionisti), l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e l’Ordine degli Ingegneri sono disponibili ad offrire il massimo supporto agli operatori pubblici e privati. nLa foto aerea mostra un labirinto disegnato su di un’immagine evocativa de «I musicanti di Brema», una favola dei fratelli Grimm. Il singolare disegno non è quindi frutto di un intervento «alieno», ma è stato realizzato a scopo commemorativo nella cittadina di Utting, in Germania
Alessandro Gasparini presidente Inarsind Brescia Paolo Ventura presidente ordine architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori di Brescia Marco Belardi Presidente ordine ingegneri di Brescia

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