Da Papa a Gnutti: a chi sono intitolate le caserme a Brescia

Sei ufficiali, quattro bresciani. Tutti medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Sono figure fra loro differenti, per profilo e storia, quelle cui sono state intitolate le principali caserme della Brescia in divisa che, dato l’addio alle armi, sono ora in attesa di nuova vita. All’epopea della Prima guerra mondiale vanno ricondotti il generale Achille Papa (1863-1917) e il maggiore Giovanni Randaccio (1883-1917).
Desenzanese il primo, comandante della 44esima Divisione di fanteria, morì sulla Bainsizza alla «quota 800» poi ribattezzata «quota Papa». Gli fu intitolata la caserma cittadina sorta in riva al Mella nel 1932. Randaccio, invece, era torinese. A Brescia lo legava l’essere ufficiale dei Lupi di Toscana di stanza nella caserma che dal 1921 porta il suo nome. Morì alle foci di Timavo, vicino a Trieste, in un’azione ideata da d’Annunzio, di cui era amico.
Era un sottotenente di soli 25 anni, invece, Flavio Ottaviani (1911-36): ufficiale d’artigilieria, partì volontario per la guerra d’Etiopia con la legione Camicie nere «28 ottobre» (la stessa dell’ormai anziano poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti): morì a Passo Uarieu. La caserma, esistente già dal 1892, fu per inciso teatro dell’esecuzione di molti partigiani, tra i quali Tita Secchi, Giacomo Perlasca e Mario Bettinzoli.
Alla guerra che diede vita all’Africa Orientale Italiana, si lega anche la figura del maggiore pilota Pietro Serini, cui è intitolata la dismessa caserma di Montichiari (e così finché fu militare l’attiguo aeroporto). Nato a Toscolano Maderno nel 1912, fu tra l’altro comandante della 152ª Squadriglia del 6° Stormo (Diavoli Rossi). Già effettivo in Etiopia, nel ’40-’45, combatté tra Libia e Sicilia. Morì nei cieli delle Eolie il 25 giugno ’43 mentre intercettava dei bombardieri alleati.
Alla Seconda guerra mondiale, infine, si legano anche i profili dei due sottotenenti alpini Leonida Magnolini (1913-43) e Serafino Gnutti (1916-41). Edolese, il primo morì battendosi durante la ritirata di Russia lo stesso giorno della battaglia di Nikolajewka: a lui è intitolata la caserma presente a Gargnano sin dal 1910 che ospitò sotto la Rsi anche la guardia personale di Mussolini.
Gnutti, lumezzanese e di illustre famiglia di imprenditori, perse la vita sul fronte albanese dove si era recato pur potendo scongiurare la leva. gal.
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