Disabilità: ancora poche richieste per il «Progetto di vita»

«Immagino in autunno le domande inizieranno ad arrivare numerose, grazie alla diffusione di informazioni e all’attività dei Centri», ha detto il consulente di Anffas Marco Faini
Una persona diversamente abile
Una persona diversamente abile
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Disagi della sperimentazione a parte, il fiore all’occhiello della Riforma della disabilità è il «Progetto di vita». Ad oggi, con le nuove modalità, sarebbero all’incirca una ventina le persone, nel Bresciano, che ne hanno fatto richiesta. A farcelo sapere è Marco Faini, consulente di Anffas Brescia nonché figura individuata dal Ministero per le Disabilità per far parte dell’Unità di supporto territoriale costituita per monitorare la sperimentazione in atto.

«Il Progetto di vita, in realtà – spiega –, era già previsto dall’articolo 14 della Legge 328 del 2000. La Riforma assegna a questo strumento il compito di definire i sostegni necessari affinché la qualità di vita della persona con disabilità sia il più elevata possibile». Il concetto è rivoluzionario da più punti di vita: Faini, a tal proposito, ricorda che «il Progetto di vita viene definito tenendo in considerazione anche i desideri e le aspettative del soggetto che la Riforma pone al centro. Desideri e aspettative utili a capire in quale direzione devono andare, appunto, i sostegni e con quali risorse». Possono richiederlo tutte le persone che hanno una certificazione di disabilità conseguita anche con le vecchie modalità.

Come si ottiene

«L’istanza – chiarisce Faini – va presentata in forma libera o via posta elettronica certificata all’Ambito territoriale sociale di riferimento. Nello specifico bisogna rivolgersi al Comune capofila dell’Ambito (Brescia per l’Ambito 1, Gussago per l’Ambito 2, poi via via ci sono, ad esempio, Palazzolo, Montichiari e Gardone Valtrompia, ndr) oppure al Municipio di residenza o al Punto unico di accesso delle Case della Comunità che inviano, poi, la domanda all’ente capofila».

Il decreto 62 del 2024 stabilisce i tempi della pratica: «Entro 15 giorni dalla ricezione dell’istanza, l’Ambito deve inviare al richiedente la comunicazione di avvio del procedimento». Procedimento che inizia con la valutazione multidimensionale e prosegue con la definizione del «Progetto di vita» e del relativo budget di progetto. Il tutto, aggiunge Faini, «deve avvenire entro 120 giorni». Una cosa, inoltre, è interessante sapere: «In fase di presentazione dell’istanza la persona con disabilità o chi la rappresenta può avanzare una proposta di "Progetto di vita" affinché possa essere valutata».

Rivoluzione

La Riforma voluta dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, per tutti questi aspetti, è, dicevamo, rivoluzionaria: «L’obiettivo è passare da un "sistema a catalogo" in cui il soggetto si adegua all’offerta a un "sistema creativo di personalizzazione degli interventi"». Ad oggi le richieste di «Progetto di vita» presentate con le nuove modalità sono, come accennavamo, «all’incirca una ventina. Pochissime, ma immagino sia solo una questione di tempo: grazie alla diffusione di informazioni e all’attività dei Centri per la vita indipendente immagino che in autunno le richieste inizieranno ad arrivare numerose». Faini attribuisce i bassi numeri attuali a «un insieme di ragioni, circostanze. Come la scarsa informazione rispetto ai contenuti della Riforma e, ipotizzo io, ma è solo una mia percezione, la resistenza del sistema ad accogliere in questa fase le istanze».

Monitoraggio

Il consulente Anffas, dicevamo, fa parte dell’Unità di supporto territoriale che monitora la sperimentazione insieme a rappresentanti di Ats, Asst e Uffici di piano e ad altre due figure scelte, come lui, dal Ministero: Corinne Ceraolo, collega dell’Anffas nazionale che si è occupata anche della formazione organizzata dallo stesso Ministero in questo ambito, e Massimiliano Malè, direttore dei servizi della Cooperativa sociale Nikolajewka. In questa fase delicata di applicazione della Riforma sono stati costituiti anche altri due enti.

C’è una Cabina di Regia organizzata e diretta dalla Regione e composta da tre direzioni generali (Welfare, Famiglia e Solidarietà Sociale e Formazione e Lavoro), due Ats, quattro Asst, Uffici di piano e Inps. E un Gruppo permanente integrato espressione del territorio con gli attori della Cabina di regia (tranne le direzioni generali e l’Inps) e i rappresentanti del Terzo settore sia gestionale sia associativo (come Anffas). 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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