Accertamento disabilità: 5mila bresciani in attesa di valutazione

Mancano i medici per le commissioni. «Trattative in corso e bando nazionale per reperirli entro la fine dell’anno», ha detto il direttore dell’Inps Francesco Cimino
Sono migliaia le richieste di accertamento ancora sospese
Sono migliaia le richieste di accertamento ancora sospese
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Nel Bresciano ci sarebbero cinquemila richieste di accertamento della disabilità che attendono di essere sottoposte al vaglio delle Unità valutative di base costituite dall’Inps nel rispetto di quanto prevede la riforma della disabilità che Brescia, insieme ad altre otto province italiane, sta sperimentando da gennaio. Pratiche, anzi persone. Che vorrebbero far valere il proprio diritto ad accedere a servizi, contributi, agevolazioni. Sono anziani con patologie invalidanti, malati oncologici, bambini con disabilità. Persone al fianco delle quali ci sono familiari che, in alcuni casi, attendono il completamento della pratica per richiedere i permessi della Legge 104 e riuscire così ad essere più presenti nella vita del loro caro bisognoso di assistenza.

L’imbuto

Il problema, che in una prima fase riguardava la compilazione e l’invio dei certificati medici introduttivi, si è, infatti, spostato sull’analisi delle istanze a cura delle Unità valutative di base. In ciascuna di queste Unità deve esserci un medico legale. Ma i medici legali (e non solo) sono figure difficili da reperire. Così nel Bresciano l’Inps per ora è riuscito a costituire Unità di valutazione di base solo a Brescia, Chiari e Desenzano. La Valcamonica è scoperta, ma si conta di coprirla temporaneamente con la sede dell’ospedale di Esine e in prospettiva l’Inps sta valutando di attrezzare allo scopo la propria agenzia territoriale di Breno.

Il direttore dell’Inps, Francesco Cimino, è infatti consapevole della situazione: «Stando ai dati aggiornati al 31 maggio abbiamo ricevuto 9.137 certificati medici introduttivi (che sono i documenti che fanno partire la richiesta, ndr) dei quali 2.086, a quella data, risultavano in lavorazione. I certificati unici emessi (che certificano la disabilità e garantiscono l’accesso alle prestazioni, ndr) erano, invece, 2.322. Tra definiti e in lavorazione siamo a quota 4.408 certificati, il 48,24%». Da qui la stima, confermata dal direttore, che attualmente ci siano all’incirca cinquemila bresciani in attesa di un confronto con le Unità valutative di base.

L'Inps è al lavoro per trovare soluzioni © www.giornaledibrescia.it
L'Inps è al lavoro per trovare soluzioni © www.giornaledibrescia.it

Conscio di ciò, l’Inps è al lavoro per trovare delle soluzioni: «Entro fine anno – spiega il direttore – il concorso indetto a livello nazionale dall’Inps dovrebbe portarci a disporre di ulteriori medici (legali e non solo). Non sappiamo quanti ne arriveranno nel Bresciano. In Lombardia, ad ogni modo, ne sono previsti 100. Nell’attesa ci sono stati concessi nuovi fondi per stipulare contratti a breve termine. E siamo in trattativa con la Direzione Welfare della Regione perché speriamo di riuscire a stipulare convenzioni con le Asst del territorio per l’uso dei loro locali e l’impiego dei loro medici. Nel frattempo le Unità valutative di base che abbiamo costituito sono al lavoro per smaltire le pratiche dando priorità assoluta ai malati oncologici. Alcuni casi di questo tipo vengono definiti direttamente "agli atti"».

La lettera

Il problema sta a cuore tra gli altri, anche il Comitato provinciale Inps presieduto da Luigi Ducoli che in aprile ha approvato un ordine del giorno (poi inviato ai vertici Inps e ad Ats Brescia) in cui si evidenzia «preoccupazione per le forti criticità e difficoltà che l’attuazione della nuova procedura sta determinando, soprattutto per la mancanza di strutture logistiche e personale medico legale da dedicare alle nuove competenze assegnate all’Inps in via esclusiva».

Il Comitato esprime apprezzamento per quanto la direzione provinciale Inps e il Centro medico legale stanno facendo ma «risulta evidente che il numero esiguo delle commissioni mediche disponibili sta determinando un forte ritardo nella fase di valutazione delle numerosissime domande pervenute e il conseguente mancato rispetto delle tempistiche garantite dalla legge». Da qui la richiesta alle istituzioni competenti affinché «mettano in campo nel più breve tempo possibile tutte le possibili soluzioni (sussidiarietà, mobilità temporanea di personale medico, convenzioni...) finalizzate a risolvere una situazione che colpisce pesantemente e direttamente i cittadini più fragili ed esposti».

I costi

La questione è in capo all’Inps, ma è ben nota ai patronati che supportano i cittadini in alcuni fasi della procedura. Secondo Claudia Gavazzi, direttore Inca-Cgil Brescia, «le Asst potrebbero farsi carico di smaltire l’arretrato. L’hanno fatto fino a marzo: prima le valutazioni mediche spettavano a loro. Il problema non è di poco conto: ci sono persone fragili che attendono di vedersi riconosciuti diritti importanti». Il problema dei certificati medici introduttivi, invece, è stato risolto: quando è iniziata la sperimentazione i medici di famiglia non riuscivano a compilarli e a inviarli all’Inps, poi, anche grazie all’interessamento dell’Ordine dei Medici e del Ministero delle Disabilità, il nuovo sistema informatico ha iniziato a funzionare.

Resta, però, il fatto – evidenziato sia da Gavazzi sia da Alessio Cremasco, direttore Inas-Cisl – che, a fronte di una procedura informatica più complessa e lunga, si è ridotto il numero di medici disposti a produrre questi certificati e si è alzata la cifra richiesta (in alcuni casi si superano i 100 euro). Rimangono, inoltre, «un po’ di lacune nel programma di invio dei dati socio-economici e nella possibilità per i patronati che hanno patrocinato la pratica di visualizzarne l’esito: l’Inps – spiega Fabio Raggi, direttore del patronato Acli – non ha, infatti, ancora messo a disposizione questa funzione che invece c’era nella vecchia procedura telematica».

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