Crediti fittizi, Cellino indagato per frode fiscale: «Sono la vittima»

La Guardia di Finanza nella sede del Brescia. I pm ipotizzano che conoscesse la loro origine fraudolenta
Brescia Calcio, Cellino: "Sono la vittima"
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Cellino dice di essere una vittima. Sostiene di aver acquistato in buona fede quei crediti e in buona fede di averli pagati. Afferma, da settimane ormai, che nulla sapeva della loro inesistenza. La Procura di Brescia sta verificando se davvero fosse inconsapevole della qualità, scarsa per non dire nulla, di quegli strumenti studiati dal legislatore per consentire al contribuente di compensare i suoi debiti fiscali e, per far questo, lo ha iscritto nel registro degli indagati e ha fatto perquisire la sede del Brescia Calcio dagli uomini della Guardia di Finanza.

Il nome dell’ex patron delle rondinelle compare da alcuni giorni nel fascicolo aperto a carico di altri 24 soggetti dai sostituti procuratori Benedetta Callea e Iacopo Berardi per riciclaggio e reati tributari. Il caso è proprio quello dei crediti fiscali inesistenti che ha segnato l’inizio della fine del Brescia Calcio. Oltre alla giustizia sportiva, che per il loro impiego ha penalizzato le rondinelle di quattro punti e le ha fatte retrocedere in C, dando il la alla reazione a catena culminata nel sipario sui 114 anni di storia del sodalizio biancoblù, su quei crediti d’imposta alla fine del mese di maggio ha acceso i suoi riflettori la magistratura ordinaria.

I sostituti procuratori e le Fiamme Gialle hanno voluto approfondire le relazioni intercorse tra chi ha generato quei crediti risultati carta straccia, chi ha intermediato la loro vendita, chi ha materialmente effettuato le compensazioni irregolari per il Brescia Calcio, e il Brescia Calcio stesso. Questo il quadro in mano agli inquirenti. A metà febbraio e nella prima decade di aprile la società guidata da Cellino compra crediti per un valore nominale di 2 milioni di euro abbondanti dal Gruppo Alfieri Spv, che glieli cede a poco più di due terzi del loro valore, circa 1 milione e 400mila euro. La Gruppo Alfieri, scoprono gli inquirenti, però non è titolata a compiere l’operazione perché non figura tra le società veicolo di cartolarizzazione (Svc), il cui elenco è peraltro facilmente consultabile sul sito della Banca d’Italia.

Anomalie

Non solo. I crediti risultati inesistenti – verificano gli uomini della GdF – sono generati da cinque società a responsabilità limitata, con capitali sociali esigui. Alcune di queste sono caratterizzate da quelle che gli inquirenti definiscono «evidenti criticità e anomalie fiscali». La loro cessione, inoltre, per la Procura, avviene in modo irregolare: tra Brescia Calcio e la Gruppo Alfieri non è stato sottoscritto né un contratto nella forma dell’atto pubblico, né una scrittura privata autenticata.

Il 25enne Gianluca Alfieri
Il 25enne Gianluca Alfieri

La Procura ipotizza che il Brescia non abbia rispettato gli obblighi di diligenza imposti all’acquirente nella scelta del venditore dei crediti d’imposta, poi compensati attraverso una cinquantina di modelli F24. In particolare non abbia dato il dovuto peso alla circostanza che il Gruppo Alfieri fosse stato fondato solo quattro mesi prima con un capitale sociale di 25mila euro, del tutto sproporzionato rispetto al volume dei crediti ceduti, e che facesse capo ad un socio unico (il 25enne Gianluca Alfieri) che risultava peraltro titolare di due altre società, con sede al medesimo indirizzo, ma operative in tutt’altro settore: quello del lavoro interinale.

Ad insospettire gli inquirenti inoltre c’è anche la circostanza che a gestire le compensazioni per il Brescia Calcio sia stato uno studio associato di commercialisti, lo studio Gamba, che, oltre al sodalizio guidato da Cellino, era nello stesso tempo in rapporti anche con il Gruppo Alfieri e con società a loro volta a questo collegate.

Per gli inquirenti tutte tracce queste di un articolato schema fraudolento che avrebbe permesso non solo al Brescia calcio, ma anche ad altre figure imprenditoriali di beneficiare, attraverso società fiscalmente inadempienti, prive di strutture e di sedi operative, di crediti fiscali fittizi, del tutto inesistenti.

Sono in tutto 25 le persone tra fisiche e giuridiche che ieri di buon’ora hanno ricevuto la visita della GdF. Perquisizioni, oltre che a Brescia sono state effettuate anche a Milano, Arezzo, Massa Carrara, Roma, Napoli, Benevento, Avellino, Caserta, Potenza e Taranto.

«Sono la vittima»

Nel pomeriggio, attraverso l’avvocato Giorgio Altieri, Massimo Cellino ha ribadito la estraneità sua e del Brescia Calcio «all’organizzazione tesa alla commercializzazione di crediti fiscali e connesse attività di riciclaggio». Nello stesso comunicato stampa è ricordato inoltre che «Brescia Calcio, il 20 maggio 2025, ha sporto denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Brescia a seguito della notifica da parte dell’Agenzia delle Entrate della contestazione di utilizzo in compensazione di crediti inesistenti. Il presidente Massimo Cellino e la società Brescia Calcio – prosegue il comunicato – sono del tutto ignari e, anzi, in assoluta buona fede rispetto alle compensazioni, peraltro integralmente pagate al cedente. Si ritengono parti offese, come confidano che sarà riconosciuto all’esito delle verifiche più approfondite da parte degli inquirenti, che auspicano siano le più rapide possibile».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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