Bomba sotto casa di Ranucci, Abbate: «Messaggio chiaro contro informazione»

«L’ordigno esploso sotto casa di Sigfrido Ranucci e della sua famiglia ha un messaggio chiaro, indelebile, forte contro l’informazione d’inchiesta così come la fa Sigfrido Ranucci».

Venerdì mattina Lirio Abbate, caporedattore e inviato di Repubblica, ha incontrato gli studenti del liceo Copernico per parlare di mafie e criminalità organizzata. Ha da poco appreso la notizia dell’attentato al conduttore di Report che come lui, da anni in prima linea contro le mafie e sotto scorta per le sue inchieste, commenta con amarezza e determinazione.

«Il giornalismo d’inchiesta – ha detto – va oltre i comunicati stampa, illumina le zone d’ombra e cerca di fare luce su chi amministra e su chi vuole che alcune zone buie restino tali. Quella bomba ha un segnale preciso: fermare tutto ciò. Ma non sarà una bomba a fermare il giornalismo di inchiesta, il giornalismo vero, quello che documenta».

Tensione

Secondo Abbate, l’attentato rappresenta un salto di qualità preoccupante nella tensione che da anni attraversa il mondo dell’informazione. «C’è un clima che viviamo da tempo contro i giornalisti che danno fastidio al potere. Finora hanno cercato di colpirli con il fango, con cause civili, con querele temerarie. Oggi però siamo oltre: la tensione accumulata è esplosa, e l’ordigno davanti alla casa di Ranucci ci dice che siamo in un momento di allerta per chi fa questo mestiere». Abbate non nasconde la preoccupazione, ma rilancia con fermezza la missione del giornalismo d’inchiesta: «Sono segnali che non avremmo mai pensato di rivedere nel nostro Paese. In passato abbiamo avuto vittime innocenti, ma il giornalismo non indietreggerà. La libertà di stampa non può essere piegata dalla paura».