Arianna Gatti: «Nei miei piatti cerco di unire Brescia e l’Abruzzo»

Giovane. E donna. La chef Arianna Gatti del ristorante «Forme» di Brescia, è stata una delle grandi novità della seconda «school edition» di Chef per una notte. «È stata la prima volta e spero che non sia l’ultima – ci aveva raccontato la sera della finale al Carlo Magno –, perché mi sono divertita tantissimo». In puntata la chef, classe 1991, abruzzese di nascita ma bresciana da ben undici anni, allieva di Marchesi e poi di Léveillé, aveva supervisionato la ricetta realizzata dagli studenti del Cfp Canossa di Brescia.

Emozioni

«È stato bello vedere questi giovani così appassionati – commenta –. Sono stati bravissimi». E il giudizio positivo della chef emergente 2023 per la guida del Gambero Rosso prosegue anche sulla finale. «Mi è piaciuta un sacco – assicura –, e ho visto che ha avuto tanti riscontri, c’era tantissima gente. I ragazzi sono stati bravi, per alcuni era la prima volta in una cucina vera, e hanno cucinato per 160 persone. Chissà che emozione!».

Al tavolo dei giurati, Arianna Gatti si è calata perfettamente nella parte. «Mi sono divertita ad assaggiare e a commentare le ricette dei ragazzi, e ho anche potuto conoscere meglio i colleghi, confrontandomi con loro in una situazione più rilassata rispetto al solito. Sono stata giusta nel giudizio: ho dato qualche consiglio e suggerimento. Non era facile, sono stati bravi».

Esperienza

Insieme ad Andrea Leali, Arianna Gatti rappresentava la quota giovane della giuria. Caratteristiche che, sicuramente, l’hanno avvicinata maggiormente agli studenti. «Penso sia importante confrontarsi con i maestri e con i mostri sacri della cucina – commenta –, ma forse vedere noi più giovani ha infuso più fiducia. Della serie: posso farcela anch’io. A mio avviso è stato molto importante anche aver coinvolto gli studenti di sala: forse i ragazzi non vogliono fare questo mestiere perché non è abbastanza valorizzato».

Lei, di giovani, nel suo ristorante in via Codignole in città, ne ha tantissimi. «Io sono la più vecchia» assicura. Formazione scientifica a Roma e poi la scuola Alma di Marchesi, ma con una passione per la cucina che risale all’infanzia «perché i miei genitori erano ottimi cuochi – chiarisce –, hanno avuto un ristorante, e papà ha fatto anche il maître in giro per l’Italia». Dopo nove anni nella cucina del Miramonti L’Altro, nel gennaio del 2023 la chef ha aperto il suo ristorante «Forme» in via Codignole a Brescia, e a ottobre dello stesso anno ha ricevuto il riconoscimento del Gambero Rosso.

«L’ho chiamato come il mio paese d’origine in Abruzzo – racconta –, e nel mio menù cerco di unire le due tradizioni in vari piatti, come per esempio lo spiedo di lumaca all’amatriciana con pecorino. È un ambiente polifunzionale, con un ristorante fine dining, un bistrot che si chiama Sottoforme, un’area banchetti, uno spazio esterno e quattro suite. Il premio del Gambero è stato un grande stimolo per me e anche per i ragazzi che lavorano con me». «Il progetto è ambizioso – conclude Gatti –. Magari in futuro cercheremo di espanderci, ma per ora consolidiamo il presente».