Un po’ di magia e tanta natura in un percorso che porta alla «grotticella delle fate»
Una passeggiata nella Valle d’Inzino sta a metà tra un percorso di purificazione e ascesi e una gita in un film fantasy. Il sacro e il magico si uniscono proprio qui, nel sentiero che fiancheggia il Torrente Re, seguendo la traccia da esso scavata nella roccia.
All’inizio l’acqua scorre di fianco a te allegra e trasparente, poi la devi attraversare o, se preferisci, guadare. Ci sono rocce che consentono di passare dall’altra parte senza bagnarsi, ma sale naturale il desiderio di immergere i piedi nell’acqua freddissima per aiutare il risveglio psico-fisico che inizia a prendere sempre più forma a ogni passo. Qui e là s’incontrano pozze di acqua trasparente (e tutto l’anno gelida) in cui ci s’immerge per riprendersi dal caldo o si va a pescare. Ma non c’è momento dell’anno in cui non valga la pena venire qui a guardare la natura che, sveglia o addormentata, si manifesta in sfumature di splendore.
All’improvviso si sale distanziandosi dal torrente, che appare sempre più lontano ma si continua a intravedere in fondo alla stretta vallecola a V, mentre ci si muove lungo un sentiero che fiancheggia un impressionante dirupo alberato. A un certo punto appare, ben visibile anche senza doversi avvicinare al bordo, una forra, in fondo alla quale, avvolto da una strana nebbia, ecco di nuovo il Re. Chissà se là in fondo, inaccessibile, c’è la tana di un Orco.All’improvviso l’acqua si avvicina di nuovo e ci troviamo davanti a una vasca naturale, la più ampia e azzurra di tutte, alimentata da una cascatella che scende davanti a una piccola grotta. Si potrebbero passare ore, seduti su una pietra, a guardare l’acqua cadere. Stagioni intere, forse, per vedere come, dopo un’estate di gioiosa limpidezza, la fonte in autunno si copra di un tappeto di foglie di vari colori, le quali pian piano, con l’arrivo dell’inverno, si posano sul fondo creando un morbido tappeto.
Chi vivrà dentro quell’anfratto?
Forse le Fate, che ci osservano protette dal Re. E chissà se poi c’è solo la grotticella che vediamo oppure, attraverso un meccanismo, si apre la porta che conduce a una reggia degna del nome di questo corso d’acqua. Ci fermiamo qui, perché non ci è concesso andare oltre
La salita si fa difficile e servono allenamento e attrezzatura. Il torrente va attraversato sette volte prima di arrivare alla cima, custodita dalla Madonna per tale motivo detta dei Sette Re, la quale segnala che questo tratto di un più ampio e lungo viaggio è terminato e ne inizia uno nuovo verso il Gölem, nome evocativo di una creatura immaginaria, perfetto per chi crede nelle Fate. Per tutti gli altri è la versione in dialetto di Guglielmo, il monte attiguo. Ma noi abbiamo scelto di credere alle Fate che abitano nelle grotticelle dietro le cascate. Perché è bello così.
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