A Cellatica, la casa museo da sogno dell’imperatore e della giovane principessa

È il Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani, dove convivono ricchezza e tenerezza, lusso e delicatezza, entusiasmo e dolore
Il ninfeo di Casa Museo Zani - BAMSphoto Rodella
Il ninfeo di Casa Museo Zani - BAMSphoto Rodella
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A Cellatica esiste una casa museo senza uguali: è la Fondazione Paolo e Carolina Zani. L’architetto Bruno Fedrigolli nel 1976 progettò questa villa sul modello di una domus romana: undici stanze disposte intorno a un impluvium, che agli antichi serviva per raccogliere l’acqua piovana ma in questo caso ospita una piscina riscaldata.

Il proprietario, l’imprenditore Paolo Zani, dal 1985 si dedica al collezionismo, acquistando pezzi rari da Sotheby’s, Christie’s e da privati, come due Canaletto, uno da Sophia Loren e un altro appartenuto all’ultimo Scià di Persia. Predilige antichità del Seicento e Settecento, ma c’è anche un vaso apulo del III secolo a.C. Versailles, Venezia e Roma sono i suoi luoghi di riferimento, ma anche l’Oriente. Ama i vedutisti veneziani, Tiepolo, Boucher, l’artista prediletto di Madame Pompadour.

Acquista mobili grandiosi: una commode del Re Sole, due cassettiere di Maggiolini su disegni di Andrea Appiani, un tavolo con raffinati intarsi naturalistici già di Cosimo III De Medici, un oggetto dalla dimora di Yves Saint Laurent, la cui collezione era stata smembrata e messa all’asta dopo la sua morte. Asta a cui Paolo aveva partecipato e sulla quale era stato realizzato un documentario. Quando Zani lo vede decide che non vuole che i suoi oggetti facciano la stessa fine e pensa di creare un museo.

La casa museo

Nasce qualcosa di unico, fatto di cose che non hanno attinenza l’una con l’altra (tipo una domus romana e un comò francese), ma insieme sono pura magia. Ogni pezzo è antico, ogni dettaglio curato. Come l’illuminazione, come il giardino che pare l’anticamera del paradiso. E lo è. Si arriva infine nella stanza di Paolo, con un guardaroba ricavato da un paravento cinese e, sopra il letto, il capolavoro di Pietro Longhi intitolato il Ridotto. Infine questa residenza fastosa ed elegante, in cui ogni pezzo ha una storia da raccontare, è un miracolo d’equilibrio dovuto al suo ideatore, Paolo Zani, scomparso l’anno dopo la morte a soli 27 anni dell’unica figlia.

È un posto dove si percepiscono opulenza, buon gusto, gioia del bello, ma anche il dolore di un padre che, quando perde ciò che conta più di tutto, termina l’opera a cui da decenni sta lavorando, la consacra alla sua piccola e la segue nell’aldilà. Sembra un mito antico, degno di una domus romana. Il simbolo del sito è un putto che abbraccia un cane. Perché Carolina amava gli animali.

Ricchezza e tenerezza, lusso e delicatezza, entusiasmo e dolore possono convivere?

Qui sì. Sul comodino che fu di Paolo spicca l’unico oggetto di spartana essenzialità di tutto l’insieme: un quadretto bianco con due figure stilizzate in foglia d’oro: sono papà e figlia che si tengono per mano. Ecco, il senso di tutto è chiuso in quella cornice. «Bellezza è verità, verità è bellezza. Questo solo sulla terra sapete, ed è quanto basta» (John Keats).

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