Tra Maria ed Elisabetta una complicità chiamata fede

La visita della Madonna alla cugina è al centro di due capolavori del Rinascimento, opere del Lotto a Bergamo e del Romanino a Brescia
Le ante dell’organo Antegnati dipinte dal Romanino - © www.giornaledibrescia.it
Le ante dell’organo Antegnati dipinte dal Romanino - © www.giornaledibrescia.it
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Maria, dopo aver scoperto di essere in attesa di Gesù, viene a sapere che Elisabetta, sua vecchia e sterile cugina di non si sa bene quale grado, a sua volta aspetta un bambino, che poi è Giovanni Battista. Così la va a trovare e resta da lei finché ella non partorisce. In sostanza trattasi di donne che si sostengono a vicenda in un momento delicato. Fare visita agli anziani in difficoltà, rendersi utili con praticità: non sono gran bei temi da illustrare?

Lotto e Romanino hanno svolto l’argomento uno in una chiesa di Bergamo, l’altro in una di Brescia. I dipinti sono stati realizzati a circa un decennio di distanza (1525 e 1536) e per guardare entrambi bisogna alzare lo sguardo. Ottima idea, soprattutto se tale azione si fa metafora del sollevarsi da pigrizia e miseria. La Madonna poteva starsene a casa a farsi i fatti suoi, a preparare il Natale (chi più di lei?). Invece parte per onorare il suo senso del dovere. E della Carità.

A Bergamo

La Visitazione a Santa Elisabetta di Lorenzo Lotto a San Michele al Pozzo Bianco, a Bergamo Alta, è in fondo alla navata sinistra, in alto. La futura madre del Battista, vestita di verde Speranza, ha lo sguardo chino, sopraffatta un po’ dalla luce emanata da questa ragazza e un po’ dagli sguardi di biasimo sui volti delle signore presenti (la loro espressione non è confortante). Lei non avrebbe dovuto avere figli alla sua età, la giovane ha una gravidanza a dir poco imprevista. Maria, che, a differenza delle altre, non ha la testa coperta dal velo se non in minima parte, dà le spalle al gruppo di donne, come a significare che lei è oltre ogni piccolezza e maldicenza. Indossa un abito bianco ed è fresca, alta, prestante, sorridente. Zaccaria, marito di Elisabetta, sembra frastornato, forse perché non ha avuto Fede e invece il figlio che credeva di aver atteso invano sta per nascere.

A Brescia

Nel Duomo Vecchio, lo stesso soggetto è rappresentato nella parte interna dell’anta destra (su avanti e retro di tale porta lignea sono immortalati Sposalizio della Vergine e Natività) dell’organo Antegnati, capolavoro rinascimentale (se così non fosse non avrebbero scomodato il Romanino per dipingerne le ante).

Le due protagoniste sfoggiano un look più tradizionale che nell’opera di Lotto, ma si guardano negli occhi e lo sguardo della Mamma di Gesù è diretto e mostra sicurezza. Stringe la mano alla cugina con gesto virile. C’è complicità tra loro, mentre le altre hanno espressioni che tradiscono una certa disapprovazione. Maria è incredibile fin da subito. Per umiltà, saldezza di nervi, determinazione, empatia. Una persona che appena apprende di essere incinta fa i bagagli e parte per andare ad aiutare un’amica e che in seguito partorisce nel deserto tra un bovino e un equide è una creatura non comune, indipendente e intraprendente. Quando guardate il Presepe ricordatevelo.

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