La madonna per quelli che lavoravano alla domenica

Per chi non rispettava il precetto festivo c’era l’inferno, e così in alcune chiese - quattro nel Bresciano - apparvero figure di Maria
La Madonna dei Mestieri raffigurata nella pieve della Mitria - © www.giornaledibrescia.it
La Madonna dei Mestieri raffigurata nella pieve della Mitria - © www.giornaledibrescia.it
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C’era un tempo in cui si poteva trovare affrescato sulle pareti un Gesù frontale circondato dai simboli della Passione e da attrezzi da lavoro. Era il Cristo della Domenica. Il suo significato era che lavorare di Domenica equivaleva al dolore del Calvario, quindi bisognava astenersi, per non far soffrire il Signore. In alternativa c’era tuttavia una figura femminile, anch’essa circondata da utensili: era la Madonna della Domenica o dei Mestieri.

Immaginate frati e sacerdoti che, dal pulpito, nel fumo delle candele accese, indicavano ai fedeli il Salvatore o sua Madre e dicevano che chi lavorava nel giorno di festa sarebbe andato all’inferno.

Cemmo

Una Maria di fine Cinquecento, attribuita a tale Gerardo da Treviglio, è nella Pieve di San Siro a Cemmo. Vestita di bianco, ha intorno a sé strumenti legati alla lavorazione della. Era una chiesa degli Umiliati, i quali avevano preso molto sul serio il proprio nome e avevano in odio la ricchezza del clero e il lusso in generale, anche se poi con i soldi della manifattura tessile fondavano le banche. In ogni caso l’idea di tale rappresentazione era nata in questo ordine religioso e si era poi diffusa.

Pisogne

A Santa Maria della Neve a Pisogne, trovata a seguito dello stacco di un affresco del Romanino, si vede una donna, abito candido e mantello azzurro. Intorno a lei forbici, vestiti, alcune botti, un carretto e una barca. Coeva della precedente, sembra sia stata dipinta da un artista teutonico per via di una scritta in gotico tedesco.

Nave

Oltre ai due affreschi sopraccitati, un terzo analogo è visibile nella Pieve della Mitria a Nave. Forse non una Madonna, bensì una personificazione della Santa Domenica, uscita con un mantello rosso direttamente dal terzo comandamento. Si riconoscono intorno a lei attrezzi da falegname, un ferro di cavallo e una scala. Ai suoi piedi due diavoli, pronti a trascinare con sé chi non santifica le feste. Da una parte il richiamo era a non faticare troppo di domenica, ma ad andare in Chiesa, dall’altro era a non festeggiare troppo di domenica, ma ad andare in Chiesa.

Il messaggio sottinteso è di avversione sia all’eccesso di operosità sia al divertimento. In ogni caso dopo il Concilio di Trento, conclusosi nel 1563, la Chiesa impose di eliminare tali rappresentazioni. Pochi anni dopo peraltro soppresse anche l’ordine degli Umiliati. Rimane solo il lavoro domenicale, che a volte si esplica nel vicino che taglia l’erba (o sega gli alberi) alle otto del mattino, altre volte nello sfruttamento di poveri Cristi. Poi ci sono coloro che non possono fare altrimenti o per cui non fa differenza. Tranquilli: in tutti i casi nessuno ormai, per aver lavorato nel settimo giorno, rischia più di essere trascinato nell’Ade.

Tre di esse sono ancora visibili in altrettante chiese nel territorio bresciano (una quarta, nella Santissima di Gussago, è solo un lacerto).

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