San Giorgio è come una terrazza affacciata sul paradiso

Alla scoperta di un meraviglioso angolo alle porte del Garda: quello di Mocasina di Calvagese della Riviera
Un tramonto visto da San Giorgio a Mocasina di Calvagese della Riviera
Un tramonto visto da San Giorgio a Mocasina di Calvagese della Riviera
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Il tramonto a Mocasina è uno spettacolo. Ogni tramonto in ogni giorno dell'anno lo è, perché Mocasina di Calvagese della Riviera è famosa per i suoi tramonti. I migliori si riflettono sulla facciata di San Giorgio, che, bianca com'è, riflette tutte le sfumature di rosa e rosso. Serve una vita di osservazione per coglierle tutte. Non che di mattina non sia piacevole ritirarsi in meditazione protetti dall'ombra di questa chiesa, oppure crogiolarsi nel tepore dello spiraglio di sole tra il suo muro laterale e quello dell'edificio a lato.

La pieve, nel suo mattutino candore e nel suo serale rossore, è rivolta ai campi, separati da lei da un basso muretto, perfetto per sedersi e condividere il silenzio e la pace di questo romitorio a poca distanza dalle zone turistiche, ma rivolto a un sentiero sterrato che si perde nel verde. Una volta che si è passati da qui anche una sola volta il passo successivo è provare nostalgia per questo silenzio, per questi colori, per questa chiesa elegante, sontuosa e insieme austera.

La facciata ha le finestre tamponate. È tutta chiusa a parte il portale d'ingresso. Chissà com'era quando i suoi occhi erano aperti e il giorno entrava spavaldo. Non che il suo aspetto attuale costituisca un difetto, anzi la rende uno specchio che con rilassata magnificenza assorbe ogni irrequietezza. Ma che ci fa qui un angolo che pare sottratto a Venezia?

Fa ciò che deve, ovvero mostrare le sue forme equilibrate, sfolgorare nella sua pietra levigata, brillare dalla sua terrazza aperta su campi, vigneti, dolci montagne.

Il sito è bucolico e lei è la Gran Signora che lo custodisce con il suo sguardo cangiante a seconda del momento e che accoglie nel suo delicato cuore, nascoste dietro a quadri posti nelle cappelle laterali (segno di una fede salda ma non esibita), una gran quantità di reliquie. Tra le molte c'è lo scheletro di Sant'Antimo (vittima nel 305 delle persecuzioni di Diocleziano) e un frammento della Santa Croce. Le reliquie sono giunte qui grazie alla devozione degli abitanti del paesino, che per secoli si sono spesi (e hanno speso) per raccoglierle. Era il loro modo per ringraziare per la fine delle epidemie, per le guarigioni, per il buono che riserva la vita e ancora oggi vengono mostrate a novembre, durante le celebrazioni per i defunti.

Qui tutto è armonioso. Il lussuoso tabernacolo con colonnine di lapislazzuli racconta di notti sfavillanti, come il rosa del soffitto ricorda il quotidiano sparire del giorno, in un dialogo continuo tra dentro e fuori, tra San Giorgio e il Drago (ritratti nel dipinto dietro l'altare), tra Bene e Male, tra giorno e notte. In questo caso felice la luce è bianca o rosata e il buio è stellato. Chi non vorrebbe che la luce e il buio che inevitabilmente ciascuno ha dentro di sé splendessero sempre come in questo edificio appoggiato su una terrazza del paradiso?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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