Difendere il Carrozzone è proteggere la vita

La Madonna del Carrozzone è un minuscolo santuario che raccoglie la devozione degli abitanti di Prevalle, pur trovandosi per una manciata di metri nel territorio di Gavardo. Non serve chiedersi il motivo, è così e basta. Questo fazzoletto di terra ha qualcosa di ancestrale, di difficile da afferrare ma di sicuro profondo. Basta fermarsi e pensare.
Oggi ciò che si mostra ai nostri occhi è una minuta chiesina con un tetto a capanna e un campanile. Sull’unico altare una sorta di copia della pala con Madonna in Trono e Santi (l’originale è nientemeno di Giorgione e si trova a Castelfranco Vento). Chissà perché lei, forse perché è bellissima.
Ogni anno, la seconda domenica di luglio, gli abitanti della frazione prevallese di Baderniga si recano al santuario. Prima dell’alba le donne della contrada iniziano ad aggirarsi per le strade con latte, campanacci e ciò che serve per far rumore al fine di invitare tutti alla processione. Un gesto di ringraziamento doppio, poiché, come recita la lapide posta sopra il portale, «Nel 1836 dopo una processione a questo santuario... Cessò il colera» e poi «Nel 1923 il parroco, vedendo fuggire senza conducente il cavallo che trasportava i bambini della Prima Comunione invocò questa Madonna. Il veicolo si capovolse ma i bambini restarono incolumi».
È un luogo di culto antico, forse antichissimo. Si dice che qui sorgesse un’edicola votiva, ma essendo questa una zona di insediamenti romani non è escluso che ci si trovi di fronte a un sito ritenuto sacro da epoche remote. Chi può dire quando sia iniziata tale venerazione? Questo angolo pacifico e nascosto potrebbe essere stato frequentato anche prima di Ottocento e Novecento. Prima del colera, dell’incidente e dei miracoli di cui abbiamo notizia.
Ma da dove deriva il termine Carrozzone? Alcuni ritengono venga da carex, carice, erba palustre piuttosto diffusa. Oppure da un antico nome del territorio in questione, che nel Trecento pare venisse chiamato terra de Carazono o contrada Carozarum. Oppure, magari, in un miscuglio tra la denominazione originaria e i fatti in seguito intercorsi, si è arrivati a Carrozzone per analogia con il carro di bambini che si ribaltò senza causare vittime.
Possiamo ipotizzarlo, ma è così necessario saperlo? Quando sei qui non serve, il senso lo comprendi da te. Questo luogo sembra essere stato scelto per portare guarigione, per proteggere gli innocenti. Da quanto tempo ciò accada non si sa. Ascolta e capirai da te. Non è l’edificio nella sua essenzialità a raccontarlo, è la terra su cui sorge che racchiude in sé il concetto. Ci dice di stare attenti a ciò che facciamo, di non imbizzarrirci, di vigilare su ciò che di più importante esiste, ovvero i bambini di ogni genere ed etnia, senza fare differenze, perché tutti loro viaggiano sullo stesso Carrozzone. Proteggere questa carrozza significa custodire la vita.
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