La battaglia dimenticata della Bolina tra storia e silenzio

Tra cipressi, cascine e sentieri oggi immersi nella quiete, si consumò nel 1705 uno scontro sanguinoso della Guerra di Successione Spagnola. Il racconto di ciò che resta, tra memoria e paesaggio
La Bolina, tra Gavardo e Villanuova, e alle spalle il monte Budellone
La Bolina, tra Gavardo e Villanuova, e alle spalle il monte Budellone
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Passeggiare lungo la Gavardina, che va da Gavardo (punto di partenza intuibile) verso l’immensa pianura, è confortante. Camminare tra il Chiese e il canale che gli scorre vicino ha una poesia tutta sua. L’acqua ha attimi cristallini e oscura s’incattivisce dopo i nubifragi. Pare di essere in mezzo al nulla, eppure di fianco scorre la strada, non poco frequentata, che congiunge Brescia al Garda e alla Valle Sabbia.

Intraprendi lo sterrato e poco dopo sei in pace. Da un lato i capannoni, dall’altro passano le auto eppure non è un fastidio. A ogni passo scompare qualcosa e le fabbriche le lasci indietro e i motori non li senti più. Ci siete solo tu e tuoi passi. Dopo un po’, oltre un ponte, una stradina alberata porta a una cascina secentesca: è la Bolina, con campi coltivati, viti e mucche.

Una guerra lontana, combattuta qui

Il caos si spegne. Eppure un luogo così placido è stato teatro di una sanguinosa battaglia, detta appunto della Bolina, combattuta nel 1705 su questi prati. Ora ci sono più fabbriche che distese bucoliche, ma il Monte Budellone sullo sfondo è ancora verde e imponente.

Gli eserciti erano Franco-spagnoli da una parte e Austro-ungarici dall’altra. La questione riguardava chi dovesse diventare sovrano di Spagna, poiché nel 1700 Carlo II era morto senza lasciare eredi e sia il Re Sole che Leopoldo Imperatore d’Austria volevano mettere le mani sul trono.

Scranni lontani di epoche remote, ma che si scontrano anche qui. Francesi e spagnoli, giunti sul Garda, dispongono una guarnigione di 25.000 soldati tra Muscoline e Padenghe, mentre gli altri, circa 20.000, si accampano tra Gavardo e Villanuova con l’intento di forzare il blocco avversario per andare a Torino minacciata di assedio.

La battaglia avvenne tra la sera di domenica 31 maggio, giorno di Pentecoste, e il primo giugno 1705. Alla fine non vinse nessuno. Migliaia di giovani soldati di entrambi gli schieramenti si uccisero a vicenda. Campi, naviglio e fiume si riempiono di cadaveri e di sangue e gli abitanti della zona subirono violenze e saccheggi. I francesi erano guidati da Louis-Joseph de Vendôme, gli austriaci dal Principe Eugenio di Savoia. Tranquilli, i due generali portarono a casa la pelle. A morire e soffrire furono i poveracci.

I cipressi e la memoria

La Bolina e ciò che aveva intorno furono costretti ad assistere a qualcosa di molto lontano da queste terre e dalla sua gente. La storia è arrivata, non si è presentata, ha distrutto e se n’è andata. Niente di nuovo. E una cascina con le sue vicinanze si trovarono coinvolte loro malgrado nella Guerra di Successione Spagnola. Senza conoscere altro che dolore, distruzione e morte.

Restano, in due scenografiche file che decorano il viale che porta alla cascina, cipressi alti e stretti, che, con la stessa austera dignità che esprimono nei cimiteri, custodiscono la memoria dell’ennesimo misconosciuto sacrario di vittime di battaglie inutili.

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