Uxoricida assolto per «delirio di gelosia»: la Procura impugna

Il caso di Antonio Gozzini, il 79enne che uccise la moglie 62enne, tornerà in aula: gli inquirenti ricorrono contro la sentenza di primo grado
Gli investigatori al lavoro in via Lombroso - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Gli investigatori al lavoro in via Lombroso - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Ricorso depositato. Il sostituto procuratore Claudia Passalacqua ha impugnato la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d’Assise di Brescia nei confronti di Antonio Gozzini, l’uomo, 79 anni, che nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 2019 ha ucciso con un coltello da cucina la moglie Cristina Maioli, di 62 anni, insegnante dell’Itis Castelli.

Lo scorso 9 dicembre Gozzini era stato assolto per incapacità di intendere e volere a causa di un vizio totale di mente dovuto ad un delirio di gelosia alla luce di una doppia perizia psichiatrica dei consulenti di accusa e difesa.

Con la sentenza la Corte ha deciso per il trasferimento dell’anziano dal carcere ad una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

«Appare necessario tenere doverosamente distinti i profili del "movente di gelosia" dal "delirio di gelosia", quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità che esclude, in ragione di un elementare principio di civiltà giuridica, l’imputabilità ai sensi dell’art. 85, comma I, del codice penale che dice che "Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile» scrisse nelle motivazioni la Corte. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo e ora ricorre in appello.

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