Sentenza Gozzini, i giudici: «Il delirio di gelosia è patologia»

L'ottantenne è stato prosciolto dall'accusa di omicidio perché ritenuto incapace di intendere e volere a causa di un vizio totale di mente
Il tribunale di Brescia
Il tribunale di Brescia
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«Appare necessario anche ai fini di una corretta informazione, in attesa della stesura della motivazione della sentenza, tenere doverosamente distinti i profili del movente di gelosia, ben noto alla Corte d’Assise di Brescia che proprio in ragione di tale concezione distorta del rapporto di coppia nel recente passato ha emesso in due occasioni la pena dell’ergastolo, dal delirio di gelosia, quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità che esclude, in ragione di un elementare principio di civiltà giuridica, l’imputabilità».

Lo scrive in una nota il tribunale ordinario di Brescia il giorno dopo il proscioglimento di Antonio Gozzini, ottantenne che un anno fa ha ucciso la moglie Cristina Maioli, di 63 anni, e prosciolto dall’accusa di omicidio perché ritenuto incapace di intendere e volere a causa di un vizio totale di mente dettato da un disturbo delirante di gelosia.

«Nel corso delle indagini preliminari i consulenti del pubblico ministero della difesa hanno concluso concordemente, sostenendo che la patologia delirante di cui era ed è tuttora portatore Gozzini escludeva ed esclude in radice la capacità di intendere e volere con specifico riferimento al fatto commesso» precisa il tribunale.

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