Un anno di pandemia: Q come quarantena

Prassi introdotta nel Trecento da Venezia, stava (o sta) a mezza via tra intervento di sanità pubblica e misura di gestione sociale
In casa per la quarantena - © www.giornaledibrescia.it
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Quarantena

Nelle opprimenti serate di silenzi scalfiti solo dall’incedere assordante di ambulanze, ho pensato spesso alla parola quarantena, che suonava specie durante la prima ondata come una minaccia quantomai incombente su ciascuno, nonostante il tentativo di qualcuno di renderla allettante via social (vedi l'iniziativa #mysweetquarantine). Evoca tempi propri della cristianità - basti pensare alla Quaresima o ai 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto alle prese con le tentazioni, per fare gli esempi più spicci -, eppure fu concepita dalla Serenissima, non certo la repubblica più fervente del Cattolicesimo, mentre si abbatteva la peste nera che fu pretesto del Decamerone boccacesco. E a dirla tutta in quel 1347 anche Firenze adottò misure analoghe che oggi diremmo di sanità pubblica. Ma che allora furono adottate più per intuizione amministrativa che per consapevolezza medica. Ed è probabile che contro i ratti, vettori del contagio, bandi e ordinanze poco abbiano potuto.

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In tempo di quarantena... DOBBIAMO STARE A CASA. E su questo non ci piove. Mentre i dottori e gli operatori sanitari si impegnano per debellare questo virus (GRAZIE SIETE DEGLI EROI), io che faccio un lavoro molto più leggero di intrattenimento sto pensando da giorni come trovare il modo per stare vicino alla gente. Soprattutto mi piacerebbe che le persone vedano quanto dietro la difficoltà del momento ci possa essere un’opportunità. Siamo costretti a stare a casa? Ok allora troviamo un modo costruttivo per farlo. Allora io ci provo lanciando un’iniziativa #MYSWEETQUARANTINE Come occupate creativamente il tempo in quarantena? Leggere libri? Meditazione? Imparare cose nuove? Cucinare? Dipingere? Ognuno può il suo suggerimento e la sua esperienza su come impiegare al meglio il suo tempo, fate post e stories usando l’hashtag in modo che tutti possano recuperale. Siamo in un tempo nuovo. Troviamo un nuovo modo per impiegarlo.

Un post condiviso da Paolo 🌟 Stella (@paolostella) in data:

La quarantina veneta ci viene eredità di una lunga storia di pandemie susseguitesi negli ultimi settecento anni. Fu dalle sue origini un affare di Stato, visto che serviva anche a ristabilire l’ordine delle cose dopo i travagli di pestilenze e affini. E non è un caso, mi veniva da pensare sempre in quelle ore, che quarantena era pure quella che gli immigrati effettuava sbarcando a Ellis Island al largo di New York dopo aver attraversato l’Atlantico.

Ma non so quanto tutto questo possa risultare di interesse a chi, chiuso in casa quando non in una sola stanza, attende il decorso dei giorni prescritti per l’isolamento e l’esito negativo di un tampone. Il coronavirus a suo modo ci rende tutti concentrati su un eterno presente. In cui paura e speranza giocano a rimpiattino. Purtroppo da molto più di 40 giorni. 
Gianluca Gallinari

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