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Che «tipo-da-quarantena» sei? I risultati del test

Ecco come i bresciani hanno vissuto la quarantena
Progetto Oasi, indagine dui «tipi da quarantena» - © www.giornaledibrescia.it
Progetto Oasi, indagine dui «tipi da quarantena» - © www.giornaledibrescia.it
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Alcuni giorni fa vi abbiamo proposto il test «Che tipo da quarantena sei?» per raccontarci come siamo stati durante il periodo di quarantena. Evidentemente la voglia di raccontare era forte, perché abbiamo ricevuto più di 700 risposte! La maggior parte sono arrivate da ragazzi/e tra i 13 e i 18 anni (51%), ma non sono mancate anche tante risposte da ragazzi/e più grandi (21% tra i 19 e i 30 anni) e da “ragazzi” un po’ più adulti (12% tra i 31 e i 45 anni e 16% tra i 46 e i 76 anni).

La fotografia che emerge dalle vostre risposte è incoraggiante: la maggior parte delle persone è riuscita a vivere il periodo della quarantena in maniera positiva: solo il 17% dichiara di essersi annoiato; il 26% l’ha trovata una pausa dai ritmi frenetici della vita fino ad allora condotta e il 56% come un momento di scoperta di cose nuove e recupero del tempo perduto.

Ne deriva un quadro in cui, come indicato nel profilo finale del giocoliere (nel quale si sono riconosciuti il 64% dei partecipanti), la maggior parte delle persone è riuscita trovare un equilibrio, sfruttando le proprie risorse personali. Tanti hanno provato attività mai sperimentate prima (il 40% ne ha provata una o due e il 46% ne ha provate tre o più) e molti hanno utilizzato questo momento per sentire persone che non sentivano da tempo (il 32% ne ha sentita una o due, il 38% tre o più).

Una prima riflessione che questi dati suscitano è che le scelte di rimanere attivi, di coinvolgere, indipendentemente dalle distanze, altre persone e farsi coinvolgere, attraverso attività nuove o conosciute che fossero, è stato un grande antidoto per vivere un periodo difficile di obblighi e restrizioni in maniera più positiva.

Sembra che all’interno di quella nuova quotidianità, la priorità sia stata data alle relazioni sociali: le videochiamate infatti, oltre al supporto dato ai familiari, sono le azioni che ci avete detto di aver fatto più spesso; mentre le famigerate pulizie della casa, la lettura, lo sport o la sperimentazione di cose nuove sono state dichiarate meno frequenti, più intermittenti, come se fossero solo uno dei tanti modi per trascorrere la quotidianità.

La possibilità di vedere fidanzati, familiari e amici infatti è stata dichiarata dal 50% delle persone come ciò che è mancato di più durante la quarantena, seguita dal 37% riguardante la possibilità di muoversi liberamente e svolgere attività ricreative.

Un altro dato che confermerebbe questa visione è quello riguardante le risposte alla domanda «Quanto spesso ti sei sentito vicino ad altre persone durante la fase di quarantena?»: solo il 6% non si è mai sentito vicino agli altri, il 75% ha dato risposte da spesso a sempre.

Questi dati sembrano sottolineare l’importanza che la rete sociale riveste nel benessere degli individui: da tempo le relazioni interpersonali sono riconosciute come fattore protettivo e positivo nel percorso di sviluppo individuale. Socializzare è essenziale a qualsiasi età: rappresenta uno strumento di crescita e maturazione, di confronto e sostegno nelle difficoltà e anche una protezione contro il deterioramento cognitivo.

Quali emozioni ci hanno attraversato durante questo periodo? In tanti, comprensibilmente, hanno riportato vissuti di ansia o di paura, ma c’è anche chi ha parlato di maggiore tranquillità, probabilmente associata a quella riduzione della frenesia che caratterizzava la vita quotidiana precedente al lockdown; meno frequentemente sono state riportate emozioni di rabbia e irritabilità.

Rispetto alla paura del contagio è interessante notare come la maggior parte delle risposte (74%) riguardi il timore che le persone significative intorno a noi vengano in contatto con il virus, mentre solo il 7% ha espresso timore per sé stesso.

A questo dato proviamo a dare due spiegazioni, che non si escludono a vicenda: la prima riguarda il processo per cui, tendenzialmente, sottostimiamo le probabilità che un evento rischioso o pericoloso possa riguardarci direttamente, la seconda riguarda l’effettiva preoccupazione per familiari o conoscenti appartenenti a categorie per le quali contrarre il virus avrebbe potuto avere conseguenze più gravi.

Un altro aspetto positivo della quarantena riguarda l’uso della tecnologia, ma con moderazione: in tanti avete espresso apprezzamento per la possibilità di effettuare alcune operazioni a distanza, lavorative, sanitarie o scolastiche.

In sintesi, possiamo constatare che tutti abbiamo incontrato disagi e difficoltà in questa quarantena, ma abbiamo anche saputo fare tesoro del tempo a nostra disposizione, delle risorse presenti o raggiungibili «a distanza» per colmare le mancanze.

La quarantena, inoltre, è stata anche occasione di riflessione, utile per ripensare e ripensarsi nel futuro, come individui e come società e, forse, trarne spunti per un futuro migliore.

Per il post-quarantena in molti sperano in un maggiore rispetto per la natura e l’ambiente, di cui si sono osservati i benefici dati dalla riduzione del traffico automobilistico e dell'inquinamento.

Un altro desiderio condiviso è la possibilità di avere ritmi diversi, più calmi: «Vorrei che cambiasse la concezione del tempo da parte delle persone, rallentare i ritmi, godersi di più l'attimo” è un aspetto che molti hanno riportato come qualcosa da preservare, anche nei momenti successivi di “ritorno alla normalità».

«Maggior consapevolezza, anche e soprattutto nell’apprezzare le piccole cose, come i gesti quotidiani» è un’osservazione riportata da molti, una consapevolezza che viene ben sintetizzata dal commento di una lettrice: «Mi sono resa conto che prima sognavamo di fare il giro del mondo e ora mi basta una passeggiata con gli amici e divento felice».

«Vorrei vedere le persone più solidali tra loro come è stato in questo periodo» è una delle tante affermazioni che riassumono come la quarantena abbia messo in luce alcuni aspetti positivi emersi nelle relazioni tra le persone, che si auspica rimangano nonostante una riduzione dell’emergenza o che crescano, insieme all'altruismo e al senso di responsabilità nei confronti della collettività. «Che le persone non necessitino di quarantene e pericoli per stare con gli altri» sottolinea un lettore.

Non dimentichiamoci, dunque, di questa esperienza di quarantena, impensabile solo fino a qualche mese fa; «ricordiamoci di tutto quello che ci è mancato», per contaminare il futuro con queste nuove consapevolezze e, come ci augura uno di voi, per «tornare insieme più forti e felici di prima».

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