Ucraini e bresciani in piazza: «La politica stia fuori»

Ieri qualche tensione per la presenza delle bandiere della Sinistra italiana. Alle 19 in piazza Mercato ritrovo delle donne ucraine
Commozione e dolore per la situazione in patria - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Commozione e dolore per la situazione in patria - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Una manifestazione per la pace dove si è toccato con mano quanto sia difficile mediare gli slogan (e anche i buonissimi intenti) con la realtà, quasi sempre molto più complessa. E dove si è scoperto una volta in più che la testimonianza a favore della pace può essere declinata in mille modi, pure confliggenti tra loro, indubbiamente un paradosso quando anche fisicamente si vuole invece urlare che il mondo migliore è quello senza guerre.

In centinaia ieri sera in piazza a fianco del popolo ucraino - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
In centinaia ieri sera in piazza a fianco del popolo ucraino - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
La guerra in Ucraina è a noi vicinissima, sia da un punto di vista geografico, sia per la numerosa presenza di quella comunità nel Bresciano. E ieri sera, in piazza Paolo VI, sono arrivate tantissime persone, ben oltre le 500, per certificare la contrarietà al conflitto, la follia della guerra, per testimoniare che la «pace dipende anche da te» come si poteva leggere su alcuni volantini.

La manifestazione bresciana è stata organizzata dal presidio «9 agosto - Salviamo il fiume Chiese», ormai da 200 giorni (traguardo raggiunto proprio ieri) con uno stand davanti al Broletto per campagna di protesta contro l’ipotesi dei due depuratori di Gavardo e Montichiari. Il senso dell’evento era stato spiegato proprio ieri da Raffaella Bellini, referente del Comitato Basta Veleni: «Quando ci siamo svegliati e abbiamo scoperto cosa stava succedendo in Ucraina è stato spontaneo organizzarsi tra associazioni». Tutti i cittadini sono stati invitati a partecipare «per riflettere insieme su quanto accade in queste ore».

E infatti, come detto, le persone sono arrivate a centinaia, ovviamente anche molti ucraini, soprattutto donne, sono state proprio alcune di loro a non gradire la presenza di bandiere in piazza, soprattutto quelle della Sinistra italiana con tanto di falce e martello. Mentre i relatori stavano infatti spiegando la loro contrarietà «a Putin e alla Nato», ecco un urlo arrivare dalla folla: «Siamo qui per il popolo ucraino, non vogliamo un comizio politico».

A farsi portavoce di un sentimento abbastanza diffuso tra i presenti dell’est Europa è stata Jana, «avevo capito che questa era una manifestazione per la pace a sostegno del popolo ucraino, invece ci tocca vedere le bandiere rosse, io sono arrivata da Monticelli Brusati, ma l’impressione è che mi abbiano fregata».

Anche alcune ragazze accanto a lei iniziano a contestare apertamente la manifestazione, «siamo in angoscia per i nostri fratelli, per i nostri amici che devono andare in guerra, ma per loro qui non ho sentito una sola parola: è una vergogna ci stanno solo usando». L’attenzione dei presenti viene ovviamente catalizzata dal contro comizio, gli animi si scaldano, e così alla reazione magari eccessiva ma comprensibile delle donne ucraine (anche perché le parole erano urlate tra le lacrime) ecco le parole (fuori luogo in modo imbarazzante) di alcune donne italiane (una avvolta dalla bandiera della pace) che hanno invitato Jana e le sue amiche a tacere e «tornarsene a casa».

Un episodio certo limitato, ma sul quale è necessario riflettere e interrogarsi. Le donne ucraine, mentre se ne andavano, hanno annunciato una loro manifestazione per oggi alle 19 in piazza Mercato. La tensione è stata superata anche grazie all’intervento di alcuni organizzatori che hanno ricordato a tutti il senso della «veglia di pace». Perché quello dove essere, e quello è comunque stata. Centinaia di persone uscite di casa per testimoniare la vicinanza al popolo ucraino, come si leggeva su un altro volantino: «ancora una volta sono le popolazioni civili a essere colpite da questa escalation militare». Peccato che non tutti abbiamo percepito questa vicinanza, peccato che qualcuno abbia politicizzato la veglia. Ma i bresciani in piazza c’erano.

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