Tram, due anni per l’appalto e si pensa già alla seconda linea

Parte la corsa per rispettare i tempi del Ministero: i lavori partiranno nel 2024, la prima corsa è prevista nel 2029
Il tram come dovrebbe presentarsi alla fermata del PalaLeonessa - © www.giornaledibrescia.it
Il tram come dovrebbe presentarsi alla fermata del PalaLeonessa - © www.giornaledibrescia.it
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Brescia deve correre. L’11 novembre il tanto atteso finanziamento statale è diventato ufficiale. Nelle prossime ore il Ministero delle Infrastrutture firmerà il decreto che assegna al Comune di Brescia 359,5 milioni di euro per realizzare il nuovo tram cittadino, dalla Pendolina alla Fiera passando per il centro storico, servendo così i quarieri ovest non raggiunti dalla metropolitana.

Un’infrastruttura strategica per palazzo Loggia, in grado di far fare un nuovo «balzo» al trasporto pubblico urbano, raggiungendo gli 86 milioni di passeggeri l’anno. I festeggiamenti per i 20 anni di Brescia Mobilità diventano così l’occasione «per guardare avanti» spiega il presidente Carlo Scarpa. Alle spalle c’è una tradizione ultracentenaria che risale ad Asm. Nel futuro c’è il «ritorno al tram». Per ora una linea. Ma, dice Scarpa, «stiamo già pensando alla seconda».

Roma ha premiato il progetto bresciano finanziando quasi interamente l’opera. Quei soldi vanno però spesi in tempi brevi. Il decreto ministeriale prevede infatti che entro il 31 dicembre 2023 vadano affidati i lavori. O, in caso di appalto integrato, quella data è la dead line per l’approvazione del progetto esecutivo. Insomma, in un paio d’anni va chiusa la parte progettuale-autorizzativa, in modo che nel 2024 possano partire i cantieri. Il calendario è dunque serrato.

Brescia Mobilità ha elaborato il progetto di fattibilità tecnico-economica, partendo dal lavoro congiunto svolto un paio di anni fa con Italferr-Ferrovie dello Stato (al tempo la proposta bresciana non venne però finanziata dal Ministero). La prossima mossa sarà l’elaborazione del progetto definitivo: è probabile che Brescia Mobilità faccia una gara per individuare un partner tecnico, poi, per fine 2022, il progetto definitivo dovrebbe essere pronto. Il 2023 servirà per appaltare l’opera.

«Ci stiamo indirizzando verso l’appalto integrato, vale a dire progetto esecutivo ed esecuzione dei lavori» spiega il direttore del gruppo Marco Medeghini. Se così sarà, nel 2023 bisognerà fare la gara, individuare il soggetto che realizzerà l’opera e approvare il suo progetto esecutivo. «Insomma, bisogna correre» ammette Medeghini. La gara darà per altro risposte anche sulla tecnologia che si adotterà, in base ai produttori che si faranno avanti.

Il rendering di un vagone del tram - © www.giornaledibrescia.it
Il rendering di un vagone del tram - © www.giornaledibrescia.it

La trasferta a Bordeaux di un paio d’anni fa aveva consentito di toccare con mano i treni dei francesi di Alstom. Ma le soluzioni sono molte: dai tedeschi di Siemens agli italiani di AnsaldoBreda. Prospettive. Di certo Loggia e Brescia Mobilità metteranno paletti precisi. L’attuale disegno prevede una linea di 11,6 km con 24 fermate, i parcheggi scambiatori ai due capolinea (in particolare 1.200 posti alla Fiera), un doppio interscambio con ila metropolitana (a San Faustino e Stazione Fs).

«Abbiamo previsto che oltre il 70% del percorso sia in sede propria» spiega Medeghini, così da garantire un servizio puntuale e regolare. Ai due estremi della linea l’alimentazione sarà col pantografo. Ma nel tratto centrale il tram andrà a batteria, «senza fili o pali». Quanto sarà lungo questo tratto lo diranno l’evoluzione tecnologica e le proposte dei produttori. Con il tram Brescia Mobilità si conferma società in grado di investire e scommettere sul futuro. «Siamo concentrati sulla realizzazione della prima linea, ma speriamo di poter realizzare anche la seconda» spiega Scarpa. Le risorse statali messe in campo per dare continuità al Pnrr (che ha come scadenza il 2026) non sono poche. «Bisogna battere il ferro finché è caldo» continua il presidente.

C’è già il progetto messo a punto da Italferr, da Sant’Eufemia al Violino, con la parte centrale in comune con la prima linea. «È una buona base di partenza» ammette l’assessore Federico Manzoni. Insomma, si starà concentrati sulla prima linea, ma pronti a sviluppare la seconda. Il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) oltre alle due linee di tram prevede anche il prolungamento del metrò fino a San Vigilio di Concesio. Qui la questione si fa più complessa: uno studio recente non c’è e in gran parte il tracciato è fuori dal Comune di Brescia. Ma qualunque strada di prenderà, sarà una «cura del ferro».Bilanci e prospettive del trasporto pubblico

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