Tecnologia e partecipazione: così le piccole città sfornano talenti

Il resoconto del dialogo con Roberto Bernabò del Sole 24 Ore e Davide Dattoli di Talent Garden nella Sala Libretti del giornale
BRESCIA CITTA' ITALIA
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La tecnologia è «un’arma di costruzione di massa», imprescindibile oggi per governare il cambiamento e realizzare percorsi di partecipazione attiva. E c’è uno stereotipo che va superato, ovvero che le cose «accadano» soltanto nelle metropoli, perché in realtà le piccole e medie città italiane sono microcosmi che racchiudono qualità, inclusione, anche innovazione e, non di rado, sfornano talenti.

A Brescia, per rimanere a casa nostra, durante la pandemia, le imprese di e-commerce gestite da donne e giovani imprenditori sono esplose, arrivando a quota 826 (ma se si considerano tutte le startup del digitale, sicuramente i numeri si amplificano), un livello tra i primi in Italia. E la Leonessa è in buona compagnia, assieme a Peccioli, Bolzano, Zola Predosa, Favara, Trento, Messina, Ferrara, Padova, Parma: tutte città come si diceva un tempo «a misura d’uomo», ciascuna a suo modo testimonianza di una trasformazione già in atto, ovvero l’evoluzione verso il concetto di smart city, la città intelligente, che deve saper reagire alle crisi, attuare modi di vivere più aperti e sostenibili.

Spunti emersi ieri durante l’incontro «Visioni per una nuova agenda di innovazione ecologica e digitale della provincia italiana» moderato nella Sala Libretti del Giornale di Brescia dalla vicedirettrice del GdB Anna Masera, con Roberto Bernabò, vice direttore del Sole 24 Ore, autore del libro «Città Italia» (acquistabile in edicola in abbinamento con il nostro giornale e con il Sole 24 Ore) e Davide Dattoli, fondatore di Talent Garden e protagonista di una delle interviste raccolte nel volume con l’intento di  restituire gli elementi chiave di una «agenda urbana per il governo della provincia italiana».

Il fenomeno

Ma che cos’è «città Italia», ossimoro apparente e grande mosaico che mette a confronto i punti di vista di dieci fra studiosi, manager e imprenditori, tra gli altri, anche Alessandro Rosina e Francesca Bria? Lo spiega Bernabò: «Ho scelto queste dieci città attingendo al database del Sole per l’indagine sulla qualità di vita, poi dalla mia esperienza come giornalista per 35 anni nelle testate locali. Un tema che ho agganciato a quello del Pnrr e dei fondi per rilanciare il Paese. Le città medie italiane rappresentano un fenomeno unico in Europa: hanno il dieci per cento in più di abitanti rispetto alla media europea, realtà radicate e con una loro identità, che, nel momento attuale, sono chiamate a riflettere su stesse».

Sono molteplici le metamorfosi cui le nostre città vanno incontro, dai flussi di accoglienza al fenomeno della denatalità, di cui il ceto medio «non più pronto a impoverirsi» è cartina di tornasole. Traspare nei dialoghi di «Città Italia» che «la classe politica e l’imprenditoria spesso non hanno comprensione della velocità e complessità in cui siamo immersi». Così, capita anche che «certi progetti chiusi nei cassetti», rileva Bernabò, non intercettino le opportunità derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Comunità

Nelle smart community del futuro le parole d’ordine sono «sostenibilità» e «innovazione», assieme alla consapevolezza del ruolo delle competenze. Insiste molto su questo tasto Dattoli: competenza e comunità, «perché gli individui non devono essere soli per innovare. Almeno cento persone sono necessarie per creare una comunità, dove ci sia scambio, movimento, tensione verso un unico obiettivo». Skills e network, dunque, sono i due pilastri anche «per evitare il rischio di uno scollamento sociale, prima che economico nei prossimi anni».

Eppure verso il digitale ancora c’è diffidenza da parte delle aziende tradizionali, sottolinea il fondatore di Talent Garden, che tocca anche il problema del mismatching tra domanda e offerta di lavoro, nonché degli Its che stentano a decollare in un mondo universitario ancorato al primato della vecchia laurea: «Come ente di formazione accreditato lavoriamo molto sul reskilling, la riqualificazione del personale, e non vale solo per i giovani».

Infine (presente in sala anche la vicesindaca e assessora alla Cultura, Laura Castelletti), la conversazione tocca il tema Bergamo Brescia Capitale della Cultura, che suggerisce la caratterizzazione e la specificità delle città come elemento competitivo per il futuro. Città piccole o medie, sì, ma da considerarsi «non italiane, europee».

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