Strage Cottarelli, sentenze e rinvii senza fine

Sembrano non avere fine le sorprese che l'estenuante iter giudiziario riserva alla strage di via Zuaboni
Personale della Questura davanti alla villetta della strage - © www.giornaledibrescia.it
Personale della Questura davanti alla villetta della strage - © www.giornaledibrescia.it
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Sembrano non avere fine le sorprese che l'estenuante iter giudiziario riserva alla strage di via Zuaboni. Quando ormai si vanno moltiplicando i gradi di giudizio, ecco nuovi ribaltamenti sull'esito del procedimento.

La Cassazione annulla gli ergastoli

Salvatore Marino fuori dal Palagiustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Salvatore Marino fuori dal Palagiustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Il 10 novembre 2011 a oltre cinque anni dalla strage, si celebra il terzo grado di giudizio a carico dei cugini Marino. E gli ermellini annullano il pronunciamento della Corte d’assise d’Appello di Brescia. Per la Suprema corte mancano i riscontri dell’effettiva presenza dei Marino nella villetta, dove invece viene data per assodata la presenza di Grusovin. Tutto da rifare: il processo d’appello bis dovrà essere celebrato a Milano. Nel frattempo, Vito Marino diventa sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno per due anni a Paceco (Trapani) e 25mila euro di cauzione in quanto giudicato «soggetto socialmente pericoloso».

Grusovin contumace

Il 20 aprile 2012, si apre il processo d’appello a carico dell’architetto triestino. Che tuttavia è svanito nel nulla: tutto rinviato ad ottobre. E poi di altri sei mesi, sempre per la irreperibilità del diretto interessato.

Nuovi ergastoli nell’appello bis

Nel maggio 2013 viene celebrato a Milano il processo d’appello bis. La sentenza giunge il 25 giugno: nuovo ribaltamento, nuova condanna all’ergastolo per i due cugini Marino, giunta dopo 4 ore e mezza di camera di consiglio della corte d’assise d’Appello presieduta da Sergio Silocchi. Per gli imputati viene anche disposta la carcerazione: Vito Marino, presente in aula, viene direttamente condotto in cella. I giudici sposano la visione dell’accusa, escludono la premeditazione, parlano nelle motivazioni di un colpo partito accidentalmente al quale è seguita la decisione di eliminare testimoni scomodi.

20 anni all’«architetto»

L’ora dell’appello giunge anche per il triestino grande accusatore e uccel di bosco. Se in primo grado era andato assolto sia pure con formula dubitativa, dopo vari rinvii dovuti alla sua irreperibilità e un tentativo rigettato di far trasferire il processo d’appello a Milano, il 19 ottobre 2013 Dino Grusovin viene condannato a 20 anni di carcere, con la riduzione di un terzo della pena in virtù della scelta originaria del rito abbreviato. È l’ennesimo colpo di scena in questa interminabile vicenda giudiziaria.

Catturato in Svizzera

Meno di due mesi più tardi e dopo 4 anni da primula rossa, Grusovin viene localizzato a Chiasso, in Svizzera, dove si scopre viveva da tempo sotto falso nome. È il 13 dicembre: alla Polizia cantonale confessa di aver fatto perdere le proprie tracce temendo la vendetta dei Marino che aveva concorso a far condannare all’ergastolo con le sue rivelazioni. Per lui la sentenza definitiva in Cassazione che conferma la pena a 20 anni porterà la data del 15 aprile 2015.

Nuovo annullamento

Vito Marino, in occasione di un'udienza del processo a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Vito Marino, in occasione di un'udienza del processo a Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Non c’è pace per le tre vittime della strage di Urago Mella. Ancora una volta la Cassazione rimette tutto in discussione il 1° ottobre 2014, a oltre otto anni dal triplice omicidio. L’appello va ricelebrato, gli ermellini dispongono un nuovo rinvio ad altra corte d’assise d’Appello di Milano. È l’ennesimo duro colpo per i parenti di Angelo, Marzenna e Luca Cottarelli, che tornano ad essere tre cadaveri di cui ad avere responsabilità per la giustizia è il solo Dino Grusovin, proprio colui che ha per primo chiamato in causa di due Marino.

Appello ter

Dieci anni dopo, o poco meno. È il 22 marzo 2016 quando a Milano si apre il terzo processo davanti ad una corte d’assise d’appello. Sul banco degli imputati ci sono sempre loro, Salvatore e Vito Marino (a quest’ultimo nel frattempo sono stati sequestrati a Trapani 13 milioni di euro per illeciti legati alle sue molteplici aziende agricole). All’udienza oltre ai due cugini di Paceco c’è anche il loro accusatore, Grusovin, che ribadisce la sua versione. «C’ero, ma non ho ucciso». Anche gli imputati si proclamano ancora una volta innocenti ed estranei ai fatti.

Ergastolo, di nuovo

Corte d'assise d'appello di Milano: nuova sentenza di condanna all'ergastolo per i cugini Marino - © www.giornaledibrescia.it
Corte d'assise d'appello di Milano: nuova sentenza di condanna all'ergastolo per i cugini Marino - © www.giornaledibrescia.it

La sentenza giunge il 31 maggio 2016: per i giudici milanesi dell’appello ter Vito e Salvatore Marino hanno ucciso i tre congiunti nella villetta di via Zuaboni e per questo meritano l’ergastolo con isolamento diurno per tre anni. È la terza sentenza di condanna che viene pronunciata, quando i gradi di giudizio si sono ormai moltiplicati.

Caccia ai cugini

I due condannati non erano in aula ad ascoltare il pronunciamento della sentenza. E i poliziotti che devono eseguire il provvedimento di carcerazione emesso dai giudici d’appello non li trovano.

Vito sì, Salvatore no

Vito Marino sul banco degli imputati - © www.giornaledibrescia.it
Vito Marino sul banco degli imputati - © www.giornaledibrescia.it

In un incredibile rimpallo, in cui quel che decide Milano pare irrimediabilmente destinato ad essere in tutto o in parte ribaltato da Roma, si arriva al nuovo pronunciamento della Cassazione. Il 5 ottobre 2017 gli ermellini confermano il fine pena mai, stavolta definitivo, a carico di Vito Marino. Da riscrivere, invece, per l’ennesima volta il destino processuale di Salvatore Marino. Annullata con rinvio la terza sentenza d’appello a suo carico. Sarà di nuovo Milano a dover istruire un nuovo procedimento sul suo conto: il quarto.

Muore Mario Cottarelli

Mario Cottarelli, fratello di Angelo, per anni in prima fila per ottenere giustizia per i parenti massacrati il 28 agosto 2006 - © www.giornaledibrescia.it
Mario Cottarelli, fratello di Angelo, per anni in prima fila per ottenere giustizia per i parenti massacrati il 28 agosto 2006 - © www.giornaledibrescia.it

Dopo quasi tredici anni di battaglie legali, in cui ha seguito la pressoché totalità delle udienze, Mario Cottarelli, fratello di Angelo muore la notte del 12 aprile 2018. Non conoscerà mai l’ultimo capitolo dell’infinito iter giudiziario seguito a quella terribile mattina del 28 agosto 2006. Aveva detto: «Anche gli ultimi anni di vita li passerò ad aspettare giustizia per mio fratello e la sua famiglia».

Catturato Vito Marino

Il 1° ottobre 2018, a un anno dalla sentenza di condanna all’ergastolo passata in giudicato, la Polizia scova Vito Marino nel Trapanese, a Vita, in un cascinale quello che è per la giustizia italiana l’esecutore materiale della strage. Era disarmato e senza cellulare.

Ancora ergastolo

Salvatore Marino - © www.giornaledibrescia.it
Salvatore Marino - © www.giornaledibrescia.it

Anche per Salvatore Marino viene emessa una sentenza che prevede il carcere a vita: è il 3 giugno 2019. Scrivono i giudici: «Vito Marino non poteva compiere il triplice omicidio da solo. Non poteva legare da solo Cottarelli e i suoi familiari, non poteva sradicare una vasca idromassaggio per cercare denaro con il solo aiuto di Grusovin, non poteva impedire urla e pianti delle vittime se non tenendoli sotto la minaccia di un’arma, che non poteva che essere entrata in casa con il terzetto». Marino attende la decisione nella sua abitazione di Trapani, viene arrestato e condotto in carcere. Non resta che l’ultimo capitolo: la sentenza di Cassazione. Ma sarà davvero l’ultimo?

Nuovo annullamento

La Corte di Cassazione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La Corte di Cassazione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

No. La Cassazione, ancora una volta, manda in libertà il più vecchio dei due cugini di Paceco: Salvatore Marino, ormai 59enne, esce di carcere il 25 novembre 2020, perché i giudici romani, ancora una volta, non credono alla versione accolta da quelli milanesi. Ennesimo stravolgimento, ennessimo rinvio. Manco a dirlo, ancora una volta alla Corte d’assise d’Appello del capoluogo lombardo. Marco Cottarelli, nipote delle vittime, commenta amaro: «Il primo pensiero va a mio padre che non c’è più e che per questa vicenda era invecchiato in tempi rapidissimi. Quei signori hanno sulla coscienza anche lui. Non abbiamo mai avuto dubbi sulle responsabilità dei cugini Marino. Ora - aggiunge il nipote di Angelo Cottarelli - aspettiamo di vedere come andrà a finire».

Il quinto appello

La prima udienza sul conto di Salvatore Marino è stata celebrata lo scorso maggio, con un rinvio immediato al 12 ottobre 2021. Un calvario processuale sul quale la parola fine non è ancora stata scritta.

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