Scuola, ritorno in classe per 160mila studenti bresciani

È il giorno della prima campanella per chi frequenta elementari, medie e superiori. «Mascherine fondamentali se indossate bene»
ORE 8.30 TUTTI IN CLASSE
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È il giorno della prima campanella per i 160mila studenti bresciani di elementari, medie e superiori. Dopo tre mesi di vacanza, ma soprattutto un secondo semestre passato tra lockdown e lezioni online, oggi i cancelli delle scuole tornano a riaprirsi.

Un anno scolastico che, tra banchi distanziati, mascherine obbligatorie e molte regole, inizia tra le incertezze e non poche polemiche. Lo ha ammesso anche il premier Conte: «All’inizio ci saranno disagi, ma siamo con voi. Fate la vostra parte, impegnatevi a rispettare le regole per tutelare la salute vostra e di chi amate e vi ama». Oltre alle mascherine non consegnate a tutte le scuole, all’appello mancano ancora oltre 2mila professori, matematica e sostegno le cattedre più scoperte. 

Tante le nuove disposizioni per chi farà uso dei mezzi pubblici. Da oggi nelle ore di punta la metropolitana potenzierà il servizio, con un treno ogni 4 minuti; Brescia Trasporti metterà in campo tutti i suoi mezzi, con bus di riserva in stazione; Sia opererà oltre 900 corse per consentire a tutti gli studenti di poter viaggiare in sicurezza. Detto questo, la buona prassi che viene indicata come fondamentale è legata all'uso corretto della mascherina. A ricordarlo e a spiegarne i motivi è Giorgio Palù, docente emerito di Virologia all’Università di Padova.

«Non ho la sfera di cristallo per dire cosa succederà» alla riapertura delle scuole, ma sappiamo che «il virus è ormai endemico nella specie umana e circolerà come circola il virus del raffreddore. Non conosciamo cosa accadrà ma occorre applicare tutti i mezzi di diagnosi diretta, con i tamponi o con il prelievo salivare (più sensibile), indiretta con i test sierologici, e poi identificare, tracciare e isolare i soggetti positivi e spegnere rapidamente i focolai. Forse si dovrà chiudere anche qualche Istituto in caso di contagio».

L’esperto sottolinea il ruolo decisivo delle mascherine come criterio di sicurezza tra gli alunni ma «solo se si usano bene, non si poggiano sul banco e non vengono messe e tolte», e questo tra i bambini non è facile da governare. A scuola sarà centrale «la rapida individuazione di tutti i contagi».

«Ma - afferma Palù - in termini di letalità non abbiamo di fronte il virus Ebola né il virus della Sars o quello della Mers, altre due sindromi causate da coronavirus del pipistrello, circolerà ma ho fiducia nei farmaci e nei vaccini».

Leggendo i dati epidemiologici della diffusione in Italia del Covid, Palù ritiene che «più che di una seconda ondata si tratta di un virus che circola da noi sin dall’esordio della pandemia». Sotto osservazione anche la stagionalità del virus. «Altre nazioni europee - evidenzia Palù - hanno riaperto le scuole a giugno e non è successo niente anche se a giugno uscivamo dal lockdown, la circolazione del virus era bassa, e non erano iniziati ancora i viaggi per le vacanze».

Per capire cosa accadrà con l’inizio delle lezioni a scuola «dobbiamo prima di tutto leggere criticamente i numeri: in Italia la letalità è del 12,4%, uno dei tassi più alti al mondo e questo - afferma Palù- ci dovrebbe far pensare non solo a come abbiamo inizialmente affrontato la pandemia nel nostro paese ma anche a come oggi conosciamo meglio il virus e la patologia correlata e come siamo in grado di curare meglio i pazienti e prevenire nuove infezioni. Dobbiamo inoltre fidarci di quanto pubblicato nei lavori scientifici sui bambini e adolescenti, sul fatto cioè che questi soggetti si infettano meno, trasmettono meno il virus e non muoiono anche se occorre tenere alta l’attenzione su quello che avviene a casa come possibile catena di trasmissione».

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