Santa Lucia fa anche un po' paura e non solo ai bambini

Sa essere dolce e generosa, ma non disdegna buttare cenere negli occhi dei troppo curiosi. Persino l'asinello ha un significato ambiguo
Un bambino consegna la letterina a santa Lucia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un bambino consegna la letterina a santa Lucia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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L’insieme delle feste o ricorrenze collettive legate al trascendente, che hanno avuto origine nell’ambiente rurale, traggono i segni e simboli da preistorici riti in onore dei fenomeni naturali. Tali inspiegabili e spesso catastrofiche forze, che tanto terrore nell’umanità inculcavano, costrinsero l’uomo a dare alle manifestazioni naturali sembianze simili a quelle umane: nascono i Culti Agrari.

Le radici pagane

Se anticamente i latini ritenevano, sbagliando, che il solstizio d’inverno cadesse il 25 dicembre (anziché il 21) quando si consumavano i riti per Mitra, non si fece confusione per l’altra importantissima festa pagana: gli Idi del 13 dicembre, quando incominciavano le celebrazioni per il Dio Saturno e Opi, la dea dell’abbondanza vegetale, ritenuta lo Spirito della fertilità. Periodo intensamente religioso, dava origine anche alle Feste Sigillarie (che si protraevano oltre il solstizio reale e presunto) durante le quali era costume fare doni ai fanciulli. È utile ricordare che, in era cristiana e prima della riforma gregoriana dell’anno 1582, la festa dedicata alla Santa siracusana cadeva, non a caso, il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, data che segna il cambio di stagione, dopo la quale i giorni ricominciano ad allungarsi, ad avere più luce. Proprio per questo il giorno 21 del dodicesimo mese fu scelto per celebrare la Santa Martire protettrice degli occhi. Ovvia anche la scelta del nome «Lucia», cioè «lux», luce.

La notte della Santa

Quando l'attesa di santa Lucia era povera - Foto Fausto Schena
Quando l'attesa di santa Lucia era povera - Foto Fausto Schena

Al di là di queste disquisizioni di carattere storico, rimane il fascino inalterato di questa notte fatata. Il merito, indubbiamente, è dei bambini, i festeggiati che, in trepida attesa, mantengono viva, da 1700 anni ormai, la festa di Lucia. L’agiografia scritta intorno alla Santa ha poi contribuito a sbrigliare la fantasia popolare, che è andata costruendo intorno alla Santa (morta nel 304 d.C. in Siracusa sotto l’imperatore Diocleziano) un personaggio misterioso e un po’ ambiguo.

  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
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  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
    Santa Lucia in visita in Poliambulanza
  • Santa Lucia in visita in Poliambulanza
    Santa Lucia in visita in Poliambulanza

C’è chi la vuole vestita con un lungo velo bianco e col volto perennemente giovane, bello e ricolmo di dolcezza. C’è invece chi, riuscendo a scorgerla, l’ha trovata vecchia, malvestita e col naso adunco, più accosta a quel mondo legato alla stregoneria e alla schiera infinita di personaggi detti «malandanti», creati dai secoli bui. Santa Lucia è misteriosa in tutto: anche la sua natura pare sdoppiarsi. Sa essere dolce e generosa, ma non disdegna buttare cenere negli occhi dei troppo curiosi. Ai più cattivi porta, invece dei regali desiderati, grossi pezzi di carbone prelevati direttamente dall’inferno.

Anche il suo prezioso asinello è ambiguo almeno quanto Lucia. Da un lato rappresenta l’umiltà e la mitezza, dall’altro è simbolo di testardaggine e sfrenata lascivia, accomunato spesso al caprone di demoniaca memoria. L’asino rosso, nel mito pagano, è uno degli esseri più temibili che l’anima dei defunti incontrerà nel viaggio dell’aldilà.

L’alone di mistero

Santa Lucia porta con sé un campanellino - © www.giornaledibrescia.it
Santa Lucia porta con sé un campanellino - © www.giornaledibrescia.it

Al Nord, dove le lunghe notti sembrano non finire mai, le Lucie compiono il loro dovere portando in testa sette candele, simbolo della luce, nuovamente e gratuitamente regalata all’umanità. E, come se tutto questo non bastasse a creare intorno alla Santa un fitto alone di mistero, ecco la mancata risposta al perché la tanto attesa amica dei bambini compia la sua missione in aree ben definite e circoscritte dell’Italia. In quel di Brescia, nella Bergamasca, a Verona, nel Trentino, in Sardegna regione della Mermilla, così come in Campania, i ragazzi aspettano ansiosi santa Lucia. Altrove, ad allietare e continuare una tra le più poetiche tradizioni, ci pensa la Befana, santa Klaus, e in altre località persino i morti.

L’affascinante coreografia di cose e di gesti che circondano la venuta, una volta all’anno, di Santa Lucia è arricchita anche dal suono del campanellino, dalle letterine che i bambini indirizzano al cielo, del fieno lasciato fuori dalle porte spalancate, dalla strascico di lumini che la Santa lascia sulle soglie delle case dopo il suo passaggio… Chi avrà scritto tale sceneggiatura avvincente e convincente? Sicuramente la fantasia popolare (diventata tradizione) ci ha messo lo zampino.

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