Resta alto l’allarme per i reflui dall’area della Caffaro
Rimangono altissimi i valori di Cromo VI nelle acque sotterranee dello stabilimento Caffaro di via Milano. Dagli ultimi campionamenti, eseguiti dai tecnici dell’Arpa di via Cantore il 2 marzo scorso, in contraddittorio con la Caffaro Brescia Srl, sono risultati parametri dell’inquinante tossico e cancerogeno, pari a 1.304 microgrammi per litro d’acqua nel piezometro 9, ubicato al confine sud dello stabilimento, e 994 ug/L nel piezometro CL, che si trova all’interno del reparto clorato dell’azienda.
Va detto che, per legge, i livelli di cromo nelle acque non dovrebbero superare i 5 microgrammi/litro. Non solo. I tecnici dell’Azienda regionale per l’ambiente sono andati anche a caccia di un altro inquinante, il mercurio, trovato, nei due stessi pozzi, a livelli preoccupanti: 9,5 microgrammi per litro d’acqua nel piezometro nove e 13 in quello ubicato nel reparto clorato. Il mercurio dovrebbe mantenersi sotto 1 ug/L. La relazione dell’Arpa è quindi finita sui tavoli delle istituzioni - ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia e Comune di Brescia - nella cassetta della posta di Ats, delle aziende responsabili dell’inquinamento di via Milano e sul tavolo del procuratore della repubblica Francesco Prete che lo scorso nove febbraio, nell’annunciare il sequestro dell’area industriale, aveva definito la «Caffaro un cancro nel cuore della città». Che cosa sia avvenuto da allora per la messa in sicurezza dell’area rimane, però, un mistero. Già nella relazione dello scorso gennaio, quando furono riscontrati livelli quindici volte superiori a quelli della serie storica, il direttore di Arpa, Fabio Cambielli, aveva sollevato forti dubbi sull’efficacia della barriera idraulica e ne chiedeva il rafforzamento. Una richiesta rimasta sulla carta visto che dopo due mesi, i livelli di cromo esavalente sono rimasti più o meno gli stessi (il Pz9 a gennaio segnava 1.555 microgrammi/litro) e in una condizione idrogeologica esattamente opposta, che dovrebbe cioè favorire il ridursi degli inquinanti: se due mesi fa la falda era altissima, in questi giorni è già allarme siccità.Come già segnalato nella comunicazione del 26 gennaio scorso, Arpa Brescia ha quindi reiterato in quest’ultima nota la richiesta «che i soggetti obbligati, debbano proseguire all’esecuzione di ulteriori efficaci misure di messa in sicurezza». A allarmare, oggi come due mesi fa, è in particolare il piezometro 9 ubicato al confine meridionale dello stabilimento, da dove gli inquinanti, probabilmente, sono già fuoriusciti, a riprova di una forte preoccupazione.
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