Caffaro, giorni cruciali per capire come frenare una «bomba bis»

E adesso chi si occuperà, praticamente, di mantenere in funzione quella barriera idraulica che tenta di fare da «filtro» ai veleni? Un’operazione determinante e necessaria per non infestare ulteriormente la città, per fare sì che quel cocktail di contaminanti non sconfini dalla cittadella industriale incastrata tra le vie Milano, Nullo e Morosini e non intacchi, ulteriormente e drammaticamente, falda, terreni, acque sotterranee. È questa, oggi, la domanda chiave attorno alla quale ruota l’emergenza nell’emergenza. Ed è sempre questo il rebus che, al di là delle polemiche e dei progetti futuri, le istituzioni sono chiamate a risolvere. Subito. Perché su questo non ci sono dubbi: si è già in ritardo.
In verità qualcuno è da mesi che «alza la mano» per porre la questione alle istituzioni: i rappresentanti sindacali, Cgil e Cisl, e i lavoratori che nulla c’entrano con quell’inquinamento etichettato dall’ordinanza del giudice come «disastro ambientale», sulla scorta delle indagini condotte dalla Procura e nelle quali sono state determinanti le analisi condotte dall’Arpa.
Anzi. Quei 36 lavoratori, al momento, sono gli unici che mettono al riparo Brescia dallo scoppio di una seconda bomba ecologica. Sono loro, ogni giorno, a far funzionare i macchinari per l’emungimento (estrazione) delle acque. Loro, però, stando a quanto comunicato da Caffaro Brescia, dal 1° aprile non dovrebbero essere più in servizio. L’azienda, infatti (in liquidazione dal 13 ottobre), dal 31 marzo in avanti «cesserà definitivamente di operare», come comunicato al Ministero e a tutti gli attori seduti al tavolo istituzionale legato al Sito di interesse nazionale: Regione, Provincia e Comune. Certo, l’ordinanza del Ministero dell’Ambiente impone a Caffaro Brescia di proseguire con l’attività della barriera idraulica, ma la ditta si oppone: sarà la trafila giudiziaria, poi, a decretare il verdetto di quest ulteriore contesa.
Ma nel frattempo? Certo, si è detto che a subentrare - al posto della ditta - sarà il Ministero, attingendo al portafoglio per la bonifica dell’area industriale. Ma si torna alla domanda di partenza: se gli operai di Caffaro Brescia non saranno più «in servizio» chi, fisicamente e praticamente, metterà mano alla barriera idraulica, garantendo il presidio di sicurezza? A questa domanda, cruciale, nessuno sa rispondere.
Ecco perché i prossimi giorni saranno cruciali. I filoni dell’emergenza (ulteriore) da scandagliare e risolvere sono due. Il primo è quello dell’sos ambientale rilanciato nell’ordinanza di misura cautelare ed esplicitato attraverso le parole - crude e schiette - del procuratore aggiunto di Brescia, Silvio Bonfigli: «C’è un aggravamento della situazione in atto. Mentre noi parliamo il cromo esavalente percola. La situazione è inquietante. Bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda. Immediatamente. Poi si discuterà della bonifica». La linea di Roma è chiara: al commissario Roberto Moreni il Ministero ha chiesto «di valutare le azioni da intraprendere, potendosi avvalere delle risorse stanziate con l’accordo di programma».
Ma parallelamente, c’è il secondo filone: quello pratico e organizzativo, che richiede una mano d’opera competente sul sito per garantire l’operatività di quella barriera che, seppur malmessa, è ancora una diga che riesce ad arginare una nuova clamorosa catastrofe annunciata. I lavoratori sono a disposizione. Serve però che qualcuno chiarisca se e come potranno operare, a chi dovranno rispondere, chi diventerà il loro «datore di lavoro».
Per questo, più volte, i sindacati hanno chiesto un incontro al Ministero dello Sviluppo economico e delle Attività produttive e a Loggia e commissario di essere «coinvolti attivamente nel processo che porterà alla bonifica». Da Roma nessun incontro. Dal Comune un impegno a informarsi. E si è arrivati ad oggi, a un mese e mezzo dall’incognita più grave. Un’incognita che non può più essere prolungata. E alla quale, si spera, che il tavolo tecnico convocato oggi dalla Regione possa iniziare a mettere qualche punto fermo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
