«La Caffaro è un cancro al centro della città, va estirpato»

Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete parlando del sequestro dell'azienda avvenuto stamattina
Caso Caffaro, il punto in Procura
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«Abbiamo rimesso in piede un puzzle non facile da ricostruire. Caffaro è una questione difficile da comprendere, gestire e risolvere. È un carcinoma al centro della città e va estirpato». 

Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete parlando del sequestro della Caffaro Brescia avvenuto questa mattina su ordinanza del gip dopo la richiesta della Procura depositata a luglio scorso. 

«Credo che la contestazione del reato di disastro ambientale faccia ben capire la gravità della vicenda», ha detto Prete. «Fino a gennaio scorso il superamento dei limiti di inquinante è stato molto alto. C’è sversamento di cromo esavalente, con valori dieci-quindici volte, con tracce che si vedono girando il sito».

«È stata un’indagine molto complessa innescata dalle comunicazioni di Arpa del 2019. È un’indagine che parla al presente e dell’inquinamento oggi in atto e non dello storico», ha detto il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli che con il sostituto Donato Greco ha chiesto e ottenuto il sequestro di Caffaro Brescia. «C’è un aggravamento della situazione in atto. Mentre noi parliamo il cromo esavalente percola. Abbiamo visto il mercurio che galleggia sul suolo» ha spiegato Bonfigli. «La situazione è inquietante. Bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda. Immediatamente. Poi si discuterà della bonifica».

 

 

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