Reportage a Scala 4: «Letti tutti occupati, pazienti di ogni età»

Viaggio nella struttura creata dentro al Civile di Brescia. I medici: «È diverso rispetto a marzo, ma ci sono casi gravi»
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Il video reportage dal fronte del Covid: Scala 4 al Civile
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L'infermiera si emoziona. «Ho parlato ora al telefono con una paziente dimessa nei giorni scorsi che ha chiamato per chiedere di trasmettere il suo grazie a tutto il reparto». Succede a Scala 4.0, l'ospedale dentro l'ospedale Civile. Dove si curano solo pazienti Covid. In tutto il Civile ci sono 500 pazienti positivi al coronavirus.

«Abbiamo 170 posti letto e sono tutti occupati. In questa fase il 10% dei ricoverati potrebbe aver bisogno di terapia intensiva» racconta Cristiano Perani, medico del Dipartimento di Emergenza Accettazione e bed manager della struttura che si sviluppa su sei piani. Ci sono 34 posti per piano. «Un progetto disegnato in base all'intensità di cura. Al primo piano abbiamo la terapia intensiva con i pazienti più critici, al secondo piano troviamo la terapia subintensiva respiratoria, al terzo c'è il reparto pneumologico, al quarto spazio a neurologia e cardiologia Covid e al quinto piano c'è la medicina interna, che teoricamente aveva un livello di intensità più basso. Ora in piena terza ondata però su tutti i piani l'emergenza è alta».

Troviamo una situazione ordinata, ma la sensazione è di vivere in una bolla. Catapultati dentro una realtà che vive sull'equilibrio dettato dal beep dei respiratori. Si percepisce la stanchezza di un anno in trincea del personale, la sofferenza dei pazienti, ma anche la grande umanità di chi vive giorno e notte al fianco dei malati. E l'immagine dell’infermiera che fa la barba al paziente allettato con l'ossigeno è un colpo allo stomaco.

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La puntata di Messi a fuoco di venerdì 19 marzo - Covid: salute e economia

«Rispetto ad un anno fa è cambiato che a marzo 2020 non sapevamo praticamente nulla» ammette il dottor Perani. «Non sapevamo se le cure in Cina potessero essere applicate anche ai nostri pazienti, non sapevamo quali erano i farmaci efficaci. Per molto tempo abbiamo curato i pazienti con la speranza che i farmaci che davamo potessero funzionare. Ora abbiamo scoperto che alcuni trattamenti che venivano sconsigliati, in realtà sono invece utili». Per Michela Bezzi, direttrice del reparto di pneumologia endoscopica: «Nella prima ondata la paura dominava. Tra i medici, infermieri e pazienti. C'era la sensazione di combattere disarmati contro un virus. Oggi il paziente è ancora spaventato, ma noi medici sappiamo di avere armi in più».

I 170 posti letto disponibili a Scala 4 sono tutti occupati - Foto © www.giornaledibrescia.it
I 170 posti letto disponibili a Scala 4 sono tutti occupati - Foto © www.giornaledibrescia.it

Ci sono malati di ogni età. Uomini e donne. Antonino, con i suoi 53 anni, è tra i più giovani. È ricoverato da una settimana. «Ho cercato di farmi curare a casa, sabato scorso però non respiravo più. Sono entrato in ospedale con i polmoni compromessi al 30%». Le sue parole hanno come sottofondo il rumore del respiratore. «Sono sempre attaccato all'ossigeno. Che mi ha salvato la vita. Avevo paura» ammette. «Quando mi hanno detto che dovevo essere ricoverato ho pensato che potevo anche non tornare più a casa. Il mio vicino di letto è mortoÈ tutto molto triste, ma medici e infermieri sono fantastici».

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VIAGGIO NELL'EMERGENZA

Impossibile anche solo immaginare quando tutto questo finirà. «Bisogna vedere la fine del tunnel, anche se non sarà a breve» dice il dottor Perani. «Bisogna impegnarsi a non far diffondere ancora di più il virus. Come è successo nella nostra provincia. Mi auguro - spiega la dottoressa Bezzi - che anche fuori da qui ci si renda conto di quanto è grave questa malattia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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