«A Brescia toccato il picco dei contagi. Inizia la discesa»
Già a metà febbraio la sua proiezione, pubblicata dal GdB, aveva stimato che il picco del contagio, nella nostra provincia, si sarebbe verificato a metà marzo, raggiungendo gli 80mila contagi dall’inizio dell’epidemia. Ora che quella previsione è di fatto stata confermata, l’ingegnere Alberto Giovanni Gerli ribadisce la bontà della sua previsione. «Il picco della terza ondata, nel Bresciano, è di fatto stato raggiunto. Ora è iniziata la discesa che, con l’istituzione della zona rossa, potrebbe essere abbastanza veloce».
Gerli, 40 anni, milanese, laureato a Padova, fondatore e amministratore delegato della Tourbillon Tech srl, è diventato nell’ultimo anno un punto di riferimento nella comunità scientifica per lo studio della pandemia attraverso l’applicazione di un modello matematico sempre più raffinato e affidabile, in grado di predire con precisione lo sviluppo dell’epidemia. «Brescia - racconta - è stata uno dei primi territori in cui è comparsa la variante inglese, insieme alla provincia di Bolzano e all’Umbria».
Variante capace di diffondersi in maniera più veloce rispetto al ceppo tradizionale e che ormai, nel Bresciano, secondo gli ultimi dati dell’Ats, rappresenta l’80% dei nuovi contagi. L’impennata dei casi era quindi prevedibile. E così è stato. «È iniziata attorno al 5-6 febbraio e sapevamo che il picco lo avremmo avuto dopo circa 40 giorni». Nella tabella di un mese fa Gerli aveva fissato al 14 marzo il picco per Brescia, con un successivo stabilizzarsi della curva. «Direi che ci siamo» spiega ora. Se a livello nazionale il picco arriverà tra una settimana, attorno al 20, Brescia gioca d’anticipo. L’elaborazione del «metodo Gerli» per la nostra provincia prevede ora una discesa: tra il 3 e il 7 marzo si è superata la media dei mille casi al giorno, negli ultimi giorni si è scesi sotto quella soglia.
«Per fine mese mi aspetto una diminuzione fino a 400/450 al giorno, con un indice di contagio che dovrebbe scendere ad 1 entro pochissimi giorni» spiega l’ingegnere. Un Rt calcolato non con il metodo classico, che restituisce dati «vecchi». Ma tenendo conto della variazione dei dati settimanali degli ultimi 15 giorni. Finora il metodo ha dato ottimi risultati. Se la previsione su Brescia fosse azzeccata, vorrebbe dire dimezzare l’incidenza settimanale e scendere sotto all’ormai famoso limite dei 250 casi ogni 100mila abitanti a inizio aprile, per Pasqua. Certo, ammette Gerli, Brescia ha superato la soglia d’allarme già a metà febbraio: «Se le restrizioni fossero state applicate prima, il picco sarebbe stato anticipato». Gerli, che lavora con l’epidemiologo Carlo La Vecchia, era anche stato contattato per una consulenza. Ma solo il 23 febbraio Brescia è finita in arancione scuro. E da oggi sarà in zona rossa.
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